Abu Dhabi, 59° piano di un grattacielo. I protagonisti sono due eleganti uomini d’affari. L’arabo Aly va a sbattere addosso all’occidentale Ed e gli rovescia addosso del caffè: Ed si infuria, si rinfacciano ogni sorta di luogo comune e infine arrivano a mettersi le mani addosso, al punto che deve intervenire una guardia di sicurezza.
Decidono di risolverla “fra uomini”, ma per arrivare nel garage che sarà sede della prevista scazzottata il percorso è lungo, le fermate molte e i bollenti spiriti si raffreddano. Aly fa a Ed una piccola di gentilezza, Ed è troppo ben educato per non apprezzare; infine un atto di solidarietà verso un anziano ospite dell’hotel li unisce: finiscono per conoscersi meglio e ogni ostilità svanisce. Ma nel frattempo, a causa di un errato passa-parola, la squadra di sicurezza del palazzo li scambia per terroristi…
E’ solo un corto, ma è scritto e girato benissimo. I dialoghi serrati e non banali giocano divertiti sugli stereotipi nazionali dei vari ospiti che salgono e scendono dall’ascensore: l’indiano paziente e serafico, l’americana cicciona e sguaiata, la ragazzina orientale isterica, la solenne famiglia saudita. Solo alla fine delle riprese il regista egiziano Yasser Howaidy, medico passato ormai da vent’anni al cinema, si è reso conto che fra attori e troupe tecnica avevano partecipato persone di ben 25 nazionalità. Niente di meglio per far parte di una rassegna che si intitola IL RAZZISMO E’ UNA BRUTTA STORIA.
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.
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