Può un film essere imbarazzante per quanto scontato, gretto, gratuitamente volgare e fine a se stesso? La mia risposta da qualche giorno è un convinto SI. E non parlo di un’eccezione alla regola della mediocrità, bensì del quarto capitolo di una serie che ha sbancato il botteghino in madrepatria che ai miei occhi è apparsa solo una pellicola pessima e gratuita, che incredibilmente è riuscita a innalzare i nostrani cinepanettoni a opere di alta cinematografia, il che la dice molto lunga…
Ho trascorso due ore agghiaccianti, attonita ho ascoltato i commenti in sala e ho invidiato coloro che con coraggio se la sono data a gambe anzitempo sfruttando l’oscurità. La sorpresa più grande è però arrivata dalla platea: alcuni presenti sono scoppiati in sonore risate, quindi, io che ancora non riesco a capire, mi offro volontaria per un’intervista nel totale rispetto dell’anonimato.
Inizialmente, ho temuto/sperato che il pessimo lavoro fosse dovuto ad un poco riuscito doppiaggio, che qui aveva l’infausto compito non solo di tradurre in italiano un linguaggio colloquiale, ma anche di adattare le battute alla nostra sensibilità, però poco dopo i titoli di testa ho dovuto abbandonare anche l’ultima speranza: ero di fronte a un film trash senza possibilità di salvezza!
“il Commissario Torrente” è impressionante. E’ vero, sono troppo giovane per ricordare i film di “Pierino” con un Alvaro Vitali che dava il peggio di sé; lo confesso, non sono mai riuscita a ridere con la parodia dell’italiano medio fatta da Paolo Villaggio e, lo ammetto, mi sono sempre rifiutata di entrare in un cinema per vedere su grande schermo un cinepanettone, ma questo film mi è parso la summa del lato peggiore di tutto ciò che ho appena citato.
Deve, sicuramente, essermi sfuggito qualcosa: in Spagna questa serie di film, appartenenti al filone ironico-demenziale finto-polizieschi, ha fatto bottino, la gente sembra divertirsi all’impossibile e gradire che le avventure di questo mono-neuronico e volgare nullafacente proseguano, e tutti paiono noncuranti del fatto che l’essere umano qualunque ne esca male: il maschio medio viene raffigurato come un rimbambito mezzo furfantello libidinoso mentre la donna come una sciroccata, con le tette mal rifatte che si realizza facendo un servizietto al viscido idiota di turno.
Oh mamma… voglio fuggire! Qualcuno mi spiega cosa vi sia di esilarante nel prendere in giro la miseria umana? Il realizzare che c’è molto peggio di noi la fuori, fa stare davvero meglio?
E poi, qui non stiamo parlando di uno sketch da cabaret notturno di una ventina di minuti, bensì di un lungometraggio ben farcito d’illustri comparse prese dallo sport, dalla musica e dal cinema! Comunque, il concetto è: il film è fine a se stesso, volgare, spesso senza senso e non vale il prezzo del biglietto.
Voto: inclassificabile. Impossibile considerarlo cinema, la comicità (anche quella demenziale) sta altrove.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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