Fulvio Ervas è ormai noto ai più per il grande successo ottenuto con “Se ti abbraccio non aver paura“. Per gli amanti del genere giallo, e di quello italiano in particolare, non è per nulla un nome nuovo: per noi – come vedere mi ci metto anche io – Ervas é il creatore di uno degli ispettori di polizia più affascinanti degli ultimi anni. Uno di quegli ispettori che non disdegna le osterie, preferisce il lavoro sul campo a quello negli archivi informatici, riconosce nel barbiere di paese uno dei depositari dei segreti comunali, e sa come scovarli.
In questa sua avventura, dal titolo assolutamente geniale, il nostro protagonista Stucky sarà alle prese con l’omicidio di un parroco che forse omicidio non é, con il suicidio di una suora che forse suicidio non é e con un corridore che affronta gli appassionati di footing gettandosi a terra. Con pazienza certosina e qualche intuizione, dettata più dalle confidenze rionali che da un vero e proprio lavoro di indagine, l’ispettore dovrà scavare in un passato davvero remoto per illuminare di verità l’ombra che aveva offuscato Treviso.
Già, Treviso. L’ambientazione triveneta é fondamentale, ed è uno sfondo perfetto per il protagonista, che immaginiamo perso e inefficace se calato in realtà metropolitane. Non per la violenza, che anche in provincia non fa mancare la sua impronta, ma proprio per il ritmo: Stucky é meravigliosamente riflessivo, indugia sulla stessa panchina da cui don Primo guardava il fiume, si perde (o meglio pare perdersi) tra le chiacchiere di una donna che fa la manicure a tutto il paese e che non manca di regalare un po’ di sollievo ai suoi piedi doloranti.
La trama, in terza persona ma inframmezzata dai racconti in corsivo di una giovane badante rumena, fila via che é una bellezza, in un intreccio intricato ed intrigante che non smette di tenere incollati alle pagine. Ervas é dotato di scrittura pulita non priva di invenzioni lessicali, ed i dialoghi sono certamente la marcia in più per questo giallo da leggere e consigliare non soltanto a chi abbia le proprie origini radicate nel Nord Est.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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