Evento speciale al Future Film Festival di Bologna 2013, film atteso dagli appassionati del genere, opera che sicuramente desterà la curiosità di molti, Le Streghe di Salem è il sesto lavoro dietro la macchina da presa dell’eclettico artista (rocker, attore, film maker) Rob Zombie, persona che si dedica all’horror nelle sue molteplici sfaccettature, che pare divertirsi assai e che gode di un nutrito seguito.
Sempre senza rinunciare ad affidare alla moglie Sheri Moon Zombie il ruolo di prima donna (gnocchissima modella prima, corista durante i concerti del compagno e attrice dopo), in questo film Zombie ci porta a Salem, città c.d. delle streghe e, dopo un riassuntino della storia romanzata in così tante salse da permettere oramai a chiunque di inventarsi la propria versione dei fatti, condendola ovviamente con un quantitativo spropositato di rituali e flash back ai tempi della caccia alle streghe, torniamo nella cittadina di oggi e incontriamo Heidi, dj di una radio locale, la quale per qualche strano motivo diverrà oggetto delle attenzioni delle… streghe!
Sempre in mise che valorizzino il suo fisico, ciondolando e avvolta da un torpore che ci confonde non rendendo più distinguibili sogni, realtà e visioni causate dall’abuso di stupefacenti e da vari rituali mistici delle inquiline del pian terreno, dopo la prima mezzora del tutto tollerabile, la pellicola scivola inesorabilmente verso l’abisso e di paura non se ne prova neppure impegnandosi.
Nonostante il lodevole (ma forse non voluto) tentativo di condire la narrazione con un po’ di suspense investigativa, la seconda parte del film è noiosa nella sua prevedibilità, nelle lunghe immagini dedicate alla follia che prende sempre più piede nella mente e nella vita di Heidi e veniamo trascinati in una sequenza di videoclip pseudo-provocatori, ricchi di simbologia e accompagnati da accordi da mal di testa, di cui avremmo fatto davvero a meno.
Quindi annoiati e frastornati, per nulla catturati da una solida sceneggiatura o da una recitazione sopra le righe (se la cosa che ha catturato di più la mia attenzione – in un film che si spaccia dell’orrore – sono gli abiti e soprattutto le meravigliose calze indossate dalla protagonista, allora qualcosa davvero non quadra…), attendiamo tra mille sospiri l’inevitabile e scontato finale, che una volta sopraggiunto riesce a superare se stesso quanto a sterile volontà provocatoria (gli anni ’80 sono finiti da un pezzo!).
La sensazione è che Rob Zombie sia davvero su un pianeta tutto suo, in cui fa il bello e il brutto tempo noncurante di noi comuni mortali, oppure che ci stia prendendo in giro, sfoggiando con molti simboli e dettagli la propria conoscenza di storia ed esoterismo e spacciandoci i propri film come arte. Il punto è che sino a quando gli incassi daranno ragione a lui, io posso solo dissentire e raccontare il motivo per cui il suo film dell’orrore non mi spaventa e non mi sorprende, insomma, non è nelle mie corde.
Voto: 4. Se cercate evasione, brividi e un film dall’impianto classico, forse dovreste prendere in considerazione altre opzioni.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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