Siamo in un futuro post apocalittico, la Terra ha vinto la guerra ma ha perso l’abitabilità, quindi ci siamo tutti trasferiti sul satellite di un altro pianeta del sistema solare in attesa della millenaria decontaminazione di casa nostra. Ma non Jack Harper, lui s’immola per il bene della comunità e pattuglia il confine, mantiene in funzione i droni che ci proteggono e combatte le frange armate che ancora si nascondono tra le macerie. Perché Jack è bravo, intelligente e bello e al suo fianco ha Victoria, una super donna (ovviamente pure lei bella e intelligente) con cui condivide sia la vita in un mondo deserto, sia l’assenza di memoria di come l’umanità sia andata così vicina all’estinzione.
Nulla è lasciato al caso, ma come spesso capita con noi umani, un giorno accade qualcosa di non calcolato: una navicella che pare arrivare direttamente dal passato si schianta ai piedi di Jack e questo evento segnerà l’inizio di un’avventura ricca di sorprese e dall’eroico ed inatteso epilogo.
Tom Cruise sembra amare i film “impossibili” in cui sfoggiare muscoli tonici, essere inguainato in magliettine o tutine che ne esaltino le doti fisiche, imbracciare ogni forma di futuristica arma e librarsi indisturbato in ambienti ostili nel tentativo di salvare il mondo. No, non sto per parlarvi della quinta “Mission Impossible”, né del seguito di altra (fanta)pellicola che lo veda protagonista, bensì questo è “Oblivion”, il one man show di Tom Cruise, con due femme fatale dalle lunghe leve che se lo contenderanno, e condito dalla illustre comparsata di Morgan Freeman.
Quando tutto sembra perduto, il nostro Tom s’improvvisa eroe, ma qui (grazie al cielo) lo schema se da un lato attinge molto al passato, dall’altro lo rimescola in modo creativo sviluppando una storia che diviene godibile se ci s’impone di non fare i precisini. Perché “Oblivion” è ricco non solo di situazioni in cui noi comuni mortali collezioneremmo fratture scomposte a ripetizione (mentre il protagonista ne esce sempre illeso), ma anche di risvolti e gesti inattesi in un contesto però parco di coerenza.
Il regista Joseph Kosinski (Tron Legacy), grazie ad un protagonista che potremmo definire specializzato in questi ruoli e che si sente sicuramente a suo agio da solo su un set, dopo una intro di cui in molti abbiamo percepito la lunghezza, ci regala un film dal ricco e avvincente secondo tempo, con così tante sorprese da riuscire a farsi perdonare quei 20 minuti di troppo in apertura.
Carico di quelli che ci piace credere siano omaggi alla storia del cinema di genere, il film ha una fotografia impeccabile e dimostra grande attenzione all’estetica quindi, dato che l’abbiamo percepito come un toccasana in queste uggiose serate, non ci soffermeremo sulle incongruenze narrative.
Basata sull’omonima graphic novel ideata dallo stesso regista, questa pellicola è epica, poetica e avventurosa senza mai arrivare all’estremo, segnale inequivocabile della voglia di creare un’opera che intrattenesse con fantascienza di alto livello ma che non perdesse la sua umanità. Coraggiosa la scelta di puntare tutto sull’appeal di Cruise, assai rischioso diffondere nell’aria il profumo di Matrix.
Voto 6 ½: per molti sarà piacevole intrattenimento ottimamente confezionato, per i puristi avrà qualche pecca di troppo.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
6 1/2 francamente è troppo poco. Per Oblivion almeno 7 1/2, “più che sufficiente” non si addice affatto a un film del genere, al contrario si è di fronte per lo meno ad un titolo “più che discreto”.
Terminata la visione, si capisce perché sia stato scelto Tom Cruise come attore. Il film è ricco di sequenze di volo che ricordano Top Gun, fasi esplorative e combattimenti come in Mission Impossible, alternate a fasi di calma e riflessione che rendono per niente pesanti le circa due ore di visione (cosa che ultimamente riesce poco).
Il film contiene piccoli omaggi ad altri titoli, non solo al mondo cinematografico, ma soprattutto al mondo dei videogiochi.
Tom Cruise che ripara il drone con la gomma da masticare è un omaggio a Mission Impossible, mentre gli occhiali tipo Aviator a Top Gun. Il design bianco e sterile dell’appartamento in cima alla torre di controllo ricorda l’Enterprise di Star Trek The Next Generation e l’Axiom di Wall-e. La fotografia, le armi e certe musiche di sottofondo ricordano quelle viste/sentite in Mass Effect, mentre le armature degli Scavengers sono molto simili a quelle atomiche di Fallout 3. Ma tutto ciò diventa lampante e gustoso solo per gli appassionati del genere. Chi non lo è, ma questo vale un po’ per tutti i film, si perde una fetta della torta.
Lo stesso era successo con Cars della Disney, trovavo veramente divertente osservare com’erano state umanizzate le varie vetture (esaltando le loro caratteristiche meccaniche reali in termini di espressività-atteggiamento nel film). I non appassionati di automobilismo in quel caso probabilmente si persero metà della torta, svalutando di conseguenza il lavoro della Pixar.
Nonostante tutto, il film riesce a mischiare sapientemente “gli omaggi” in un contesto nuovo, ma il punto forte del film (che manca alla maggior parte dei titoli attuali) è la presenza di una trama imprevedibile, a tratti sorprendente e per nulla banale che fa domandare e ragionare, per poi fornire le opportune spiegazioni senza lasciare nulla al caso.
Complimenti a Kosinski per aver superato registi e film ben più blasonati.