“E questo bel tizio con i baffoni e un viso segnato da molte peripezie chi cavolo è?”

“Questo bel tizio si chiamava Ernesto Nathan. Nacque a Londra nel 1845, figlio di una fervente madre mazziniana, e qualcuno ancora ritiene che si tratti di un figlio illegittimo del celebre politico risorgimentale italiano, che con la signora Nathan ebbe più di qualche contatto. Gossip di metà Ottocento, insomma”.

“ok, ma oltre che dare una verniciata da Verissimo a MaSeDomani, com’è che è finito su questo sito?”

“Tralasciando che se questo non fosse un dialogo virtuale fra me stesso e me stesso sarebbe già scattata una querela per diffamazione, Ernesto Nathan ha una storia interessante. Arrivato in Italia nel 1859, dopo una serie di attività avviate fra Firenze, Milano e la Sardegna, nel 1870 approvò nella Città Eterna. Amministrò “La Roma del popolo”, rivista di chiari orientamenti mazziniani (eh beh…) per poi iniziare una inesorabile scalata politica, che lo portò nel 1898 ad essere eletto consigliere comunale della Capitale.”

“Mi sto annoiando”

“Aspetta, ti assicuro che ne vale la pena. Meno di dieci anni dopo, Nathan viene eletto sindaco di Roma, carica che ricoprì dal 1907 al 1913. Roma tava vivendo un momento di enorme crescita architetturale e demografica, ed era necessario un rigore economico ed etico di primo ordine. Nathan era stato identificato proprio per questo, ed in effetti combatterà i grandi proprietari terrieri ottenendo l’utilizzo di spazi in cui furono fondati 150 asili comunali, realizzato il Flaminio, edificato il Palazzo di Giustizia”.

“Ok, si avvicinano le elezioni capitoline e tu ci ricordi un sindaco che è stato un buon esempio, e quindi?”

“No, no, il bello arriva adesso. Immagina la scena: è il 1907, bisogna tagliuzzare un po’ di sprechi (ricorda niente?) e al neo-eletto sindaco Nathan viene sottoposto il bilancio comunale. La sua attenzione viene attirata da una voce: “frattaglie per gatti”. Chiede lumi, e gli viene spiegato che si tratta delle spese necessarie per nutrire i gatti che proteggono gli archivi comunali dai topi. Lui ci pensa su per dieci secondi, poi con un tratto di inchiostro cancella la spesa. “Mi sembra più sensato che caccino e mangino i topi. Non c’è trippa per gatti”.

Era nato un modo di dire.