E se vi dicessi che oggi si va in gita e vi chiedessi di prepararvi a partire perché vi mostrerò un’opera incompiuta, di enormi dimensioni e di cui non si riesce minimamente a prevedere la fine nonostante ne sia stata annunciata più volte una data di realizzazione?
Ecco, lo sapevo: qualcuno è andato a fare il pieno alla macchina, altri si son diretti verso la stazione ferroviaria più vicina, tutti hanno immaginato la stessa destinazione. E invece no, non sto per raccontarvi la (triste) storia della Salerno – Reggio Calabria. Per questo racconto, dovremo dirigerci verso il più vicino aeroporto e attraversare quella tinozza blu nota con il nome di Oceano Atlantico.
Come probabilmente molti di voi sapranno (immaginate questa e le frasi che seguiranno come pronunciate dalla tipica voce della guida microfonata sugli autobus turistici), sul Monte Rushmore sono scolpiti i volti di quattro presidenti americani: Washington, Jefferson, T. Roosevelt e Lincoln. E’ meno noto – e prego l’autista di girare a sinistra – che a circa diciassette miglia da qui, è in costruzione dal 1948 un monumento ben più gigantesco, voluto dai nativi americani non del tutto felici (applauso alla guida per l’eufemismo, su! clap clap) per il fatto che i quattro faccioni succitati fossero stati posizionati in pieno territorio sacro indiano. L’idea, in effetti, era quella di dedicarsi ad un’opera che rendesse quei quattro visi qualcosa di simile ad un francobollo paragonato ad una tela di Delacroix, prima di tutto per le dimensioni: nel piano originale, presentato dallo scultore bostoniano Korczak Ziolkowski ai capi indiani nel 1940, le dimensioni finali della scultura nella roccia che rappresenterà Cavallo Pazzo raggiungeranno una larghezza di 195 (!) metri ed una altezza di 172 (!). Per fare un paragone, la testa di Lincoln è di circa 18 metri…
Eccoci arrivati, possiamo parcheggiare. Scendete con attenzione dal bus avvicinatevi a questo modello: rappresenta quella che sarà la forma finale dell’opera:
Come dite? Si, esatto, quello che vedete in lontananza è l’attuale stato di preparazione del monumento. Come dice signora? Si, in effetti la prima carica esplosiva è stata fatta esplodere nel 1948, e c’erano pure una decina di indiani reduci di Little Big Horn. Non le sembra che siano stati fatti molti passi avanti? Beh… tralasciando il riferimento iniziale alla Salerno – Reggio Calabria, si, dobbiamo ammettere che è ben lontana dal giungere alla conclusione.
Potrei annoiarvi raccontando che la sola realizzazione delle labbra di Cavallo Pazzo ha richiesto due anni, ma – come dicono i vostri figli – “chissene”. Il punto è che l’opera va avanti, e la sua incompiutezza che potrebbe apparire quasi definitiva non ne intorrompe neppure per un istante il sogno. E come tutti i sogni, sembra così lontana dal diventare reale.
Ma prima o poi, e lo vedranno probabilmente i nostri nipoti, sarà completata. Non fa venire i brividi?
Possiamo risalire sull’autobus, coraggio. E no, non è prevista alcuna sosta per vedere da vicino i quattro faccioni, è chiaro? Autista, via, si parte.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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