Come vuole la migliore tradizione della Berlinale, anche il giorno dedicato al nuovo film di Steven Soderbergh e’ arrivato e per il suo “Side Effects” il Palast era gremito. Dopo il poco fortunato “Haywire” dello scorso anno, in molti erano sul chi va la pronti a scappare verso altre sale, ma il cineasta si è dimostrato abile nel tenerci tutti concentrati e al nostro posto sino alla fine.
Calate le luci entriamo in un appartamento della New York altolocata e in due inquadrature ci è chiaro che qualcosa non sia andato per il verso giusto: sul parquet c’è troppo sangue e dalle stanze non arriva alcun rumore. Quindi è necessario fare un passo indietro di qualche mese anzi di quattro anni per scoprire che il rampante Martin (Channing Tatum) era finito in prigione per insider trading.
La giovane moglie (Rooney Mara) rimastagli accanto sino ad oggi, è pronta a ricominciare, sennonché qualcosa di oscuro è nell’aria. La ragazza, forse per il troppo stress accumulato, un giorno preme l’acceleratore e si lancia a tutto gas contro il muro in cemento armato del parcheggio di casa. Intuibile che le venga suggerito un percorso psicologico integrato da un iniziale piccolo aiuto chimico.
Il dottor Banks (Jude Law) è il terapista che prende la ragazza in cura sin dal sua arrivo in pronto soccorso il giorno dell’incidente. Di comune accordo scelgono una terapia e la storia entra nel vivo. Una notte, infatti, Emily in preda a quello che pare forte sonnambulismo compie un gesto estremo di cui la mattina seguente non avrà alcuna memoria.
Soderbergh a questo giro abbandona l’azione a favore di un thriller drammatico, carico di tensione che stimola lo spettatore con molti spunti di riflessione e discussione di natura etica, economica e politica. Si focalizza infatti su gli effetti più o meno noti degli psicofarmaci, sull’opportunità di prescriverli e sulla responsabilità dei medici curanti.
Qualora qualcosa andasse per il verso sbagliato chi si dovrebbe biasimare? Il paziente sarebbe vittima della chimica, degli interessi economici o del medico? Insomma, e’ l’anello più debole della catena a dover sempre pagare? E, cambiando angolazione, cosa accadrebbe se il paziente fosse cosciente dei rischi e approfittasse delle pastiglie per poter fare quel che vuole? Di fatto sarebbe comunque in balia della chimica, quindi il dilemma rimane ed è quello che parzialmente si trova ad affrontare il dottor Banks, la cui vita assumerà diverse inattese pieghe.
L’intreccio e’ di quelli che funzionano, cinque i volti che seguiamo e per cui a rotazione simpatizziamo ogni qualvolta la narrazione subisce uno scossone inducendoci a vedere e credere quello che vogliono sceneggiatori e regista, supportati da un cast perfetto per la parte e che potrebbe agilmente portare su un palco più intimo la storia.
Per noi è promosso a pieni volti, gli accreditati presenti al Palast hanno risposto con un applauso, ora manca solo il giudizio del pubblico.
n.d.r. Nel ruolo della madre dello sfortunato Martin ritroviamo l’intensa Sandra del sorprendente “Compliance” visto a Locarno 2012 :)
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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