Per chi gioca a poker, è la stessa sensazione di quando alzi le carte che ti sono state date in dono, cominci ad allargarle dall’angolino sinistro in alto e magicamente appaiono uno…poi due… poi tre assi. E tu devi mantenere la faccia impassibile, anche se dentro ci son campane a festa e il mondo sorride e persino una tribuna elettorale ti sembrerebbe divertente.
(poi, vabbè, qualcuno inseguirà i tuoi rilanci con un improbabile progetto di scala colore e sarà naturalmente baciato dalla Fortuna, e tu ti chiederai perché non sei rimasto a casa a guardare Cold Case)
Ecco, più o meno la stessa cosa: passeggi in libreria, noti il nome di Massimo Carlotto e già un pochino esulti, continui a scorrere la (bella) copertina di Einaudi e incappi anche in Carofiglio e De Cataldo. Un tris, appunto, di quelli che fanno bene.
E a me, francamente, i nostri tre sono sembrati in forma smagliante. Il minimo comun denominatore della raccolta è il mondo opaco, tragico, delirante della droga, vista e vissuta nelle sue più varie declinazioni: da quella pericolosamente vicina alla popolazione agli equilibri mondiali in termini economici e non solo criminali.
A dare il via alla narrazione c’è Massimo Carlotto, con una storia – naturalmente – ambientata nel Nord Est ed un protagonista, l’ispettore Campagna, già incrociato in altra raccolta sempre edita da Einaudi. Un poliziotto di tempra e onestà affascinante per il lettore, e con quella capacità di muoversi un po’ sul filo della legge – ammettiamolo, anche leggermente oltre – quando c’è da seguire la giusta via.
Tocca poi a Carofiglio mantenere alto il livello della narrazione, e il giallista barese ci riesce perfettamente con un racconto che è forse il migliore del volume: protagonisti una scrittore in purissima crisi da pagina bianca ed una ex ispettrice di polizia, in una trama che si fa avvincente nel dialogo, davvero ben costruito, fra i due. Una ulteriore evidenza che la migliore vena di Carofiglio è quella gialla, e ci auguriamo che venga ulteriormente coltivata in futuro.
A chiudere il volume è chiamato l’ottimo Giancarlo De Cataldo, di cui divorato ogni pagina pubblicata disponibile online o su carta stampata. De Cataldo ci regala una Milano nerissima, in una storia che affonda le sue radici tra narcos messicani e servizi segreti, in un giro del mondo del traffico degli stupefacenti che trascina fino all’ultima riga.
Considerata la caratura degli scrittori chiamati ad affrontare il tema, il risultato non poteva che essere di ottimo livello. E se non vi ho convinto del tutto, posso soltanto indirizzarvi ad un estratto del libro in pdf, disponibile qui
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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