Si avvicina l’anniversario del bombardamento di Dresda, uno degli episodi più tragici di quel calderone di schifezze che fu la seconda guerra mondiale, e come ogni anno sarà accompagnato dalla coda polemica del “Fu crimine di guerra o azione criminale?”. Lungi dallo schierarci con l’una o l’altra interpretazione, ne approfitteremo per ricordare “Mattatoio n. 5”, capolavoro di Kurt Vonnegut inserito, giustificatamente, nell’ormai celebre lista dei 1001 libri da leggere, certamente incompleta ma anche foriera di illuminate intuizioni.
E’ pero difficile spingerci nella lettura del romanzo senza alcune cifre che ne inquadrino il contesto: sotto le bombe incendiarie lanciate dalla RAF durante le quattordici (14!) ore di bombardamento fra il 13 e il 14 febbraio del 1945 trovarono la morte quasi 25.000 civili, furono distrutte 24.866 case del centro su un totale di 28.410, la temperatura al suolo durante l’attacco raggiunse i 300 gradi centigradi, incendiando – letteralmente – l’ossigeno. E per chiudere un paio di date: la regina Elisabetta II partecipò ad un concerto per finanziare la ricostruzione di Dresda nel 2004 (!), ed il restauro della più nota chiesa barocca della città fu completato nel 2005 (!!!).
Kurt Vonnegut era lì. Non figurativamente o da un punto di vista letterario: catturato durante la campagna delle Ardenne, il futuro scrittore era un fante americano imprigionato proprio dalle parti di Dresda, ed il suo romanzo più celebre ricalca e racconta, venato di fantascienza, quella traumatica esperienza.
“Mattatoio n. 5” si apre infatti come una sorta di autobiografia per orientarsi successivamente verso quella letteratura fantascientifica che caratterizzò le prime opere di Vonnegut e che gli valse importanti riconoscimenti: l’effetto è spiazzante, non lo nascondiamo, ma sempre percorso da quel cocktail magnifico di satira, umorismo “nero” e prosa semplice e lineare tipica di tante altre sue fatiche letterarie.
Il titolo, di suo, dice già tantissimo, e non sorprende che “Mattatoio n. 5” sia divenuto un libro-icona per i pacifisti di tutto il mondo. Certo, il rifiuto dell’assurdità della guerra è un tema centrale, ma non è l’unico di un romanzo che vi sorprenderà e colpirà nel profondo, e da cui traggo una citazione che spiega perfettamente a quale mistura di genialità ed emozione andrete incontro:
« Dopo un massacro tutto dovrebbe tacere, e infatti tutto tace, sempre, tranne gli uccelli. E gli uccelli cosa dicono? Tutto quello che c’è da dire su un massacro, cose come puu-tii-uiit? »
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
Leave a Comment