Ci sono frasi che fanno sobbalzare, anche in contesti che presupporrebbero una certa compostezza. Tipo che è l’una di notte, sei al telefono con il fratellone a chiacchierare di-tutto-un-po’ e lui, poco prima dei saluti, se ne esce impunemente con la frase: “Ah, ho comprato l’ultimo romanzo della Gimenez-Bartlett”. E tu che sei un po’ assonnato domandi quali, pensando a quanto hai letto un paio di mesi fa, e..
Lui: “L’ultimo, si intitola Gli onori di casa”
Tu (cioè io): “Ah… ma è nuovo nuovo… ma – sospiro di speranza – è con Petra Delicado?”
Lui: “Si, esatto”
Tu (cioè io): “EVVAI!” (con tono sufficientemente alto da svegliare il condominio, fra scattare l’antifurto della pasticceria di Gorla e costringere il cane del mio barbiere ad ululare. Uno splendido dalmata, tra l’altro).
No, perché io Petra Delicado la adoro proprio, di quell’amore particolarissimo e struggente che puoi avere per un personaggio immaginario, e che ti porta ad affermare che non andrai mai e poi mai a cercare la serie televisiva spagnola tratta dai romanzi che la vedono protagonista, perché se avesse un capello differente da quello che hai nella tua mente sarebbe una vera tragedia.
Tre giorni dopo la conversazione notturna che mi è quasi costata una denuncia per schiamazzi, percorrevo con gli occhi, evidente soddisfazione e tradizionale tristezza l’ultima pagina del tanto desiderato Sellerio. E, ancora una volta, la Gimenez-Bartlett non ha deluso le aspettative. A cominciare dalla trama, che mi ha riportato alla memoria una serie TV (questa sì, assolutamente di culto): Cold Case, prodotta fra il 2003 e il 2010 e trasmessa in Italia da Fox Crime anche in questi giorni, se è vero che me ne sono appena rigettato una puntata. Avete presente? I protagonisti si trovano ad indagare su delitti irrisolti di anni (o decine di anni) precedenti, sulla base di nuove testimonianze. Ecco, Petra Delicado e il suo fido vice – l’inimitabile Garzon, si trovano alle prese con un episodio criminale di un lustro fa, e lo affrontano con l’ironia, gli scontri verbali, l’umanità dolente che caratterizza ogni loro avventura.
Come se non bastasse, l’ambientazione sarà particolarmente cara al lettore italiano, perché sulle tracce di un sicario legato alla criminalità organizzata i due sbarcheranno nel nostro paese e saranno affiancati nelle loro indagini romane da una coppia di ispettori della nostra Polizia di Stato. Un omaggio ad un paese che ha regalato grande successo all’autrice castigliana, ed anche un modo per rinfrescare il contesto in cui la sua protagonista si muove: abbandonata Barcellona, la forza d’animo, le difficoltà caratteriali ed il carattere di un personaggio così vicino all’anima del lettore sembra risplendere ulteriormente, e l’operazione non può che dirsi assolutamente di successo.
Della stessa autrice, giova ricordarlo, sono stati pubblicati anche i romanzi non appartenenti alla serie gialla di cui racconto oggi, e vale la pena affrontarli, senza dubbio alcuno. Ma se amate minimamente il mistero e non avete mai messo le mani su queste piccole meraviglie, beh, è giunto il momento. Si.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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