Premessa: ogni paragrafo della recensione che segue conterrà il termine genio declinato nelle sue varie forme grammaticali. Non è un caso.
C’è chi trova limitativi i 140 caratteri consentiti da Twitter – e a volte mi capita di essere uno di questi – e c’è chi riesce a trarre ispirazione da uno strumento di comunicazione e a renderlo, genialmente, un vero e proprio canovaccio narrativo. E’ il caso di Jennifer Egan, di cui ho adorato “Guardami” e “Il tempo è un bastardo” e che mi ha ampiamente soddisfatto nuovamente con il suo “Scatola nera”, romanzo basato interamente su paragrafi che non vadano oltre i digit limitati consentiti in un cinguettio informatico.
Lo so, letta così può sembrare una forzatura oppure una forma di esercizio letterario piuttosto fine a se stessa, ma sono costretto ad assicurarvi che non è così: l’ultima fatica della Egan funziona, e funziona perfettamente, perché – a prescindere dalla forma scelta – è un cavolo di ottimo thriller, che tiene agganciati a questa curiosa successione di mini-paragrafi con una trama solidissima ed una protagonista per la quale si empatizza immediatamente. Una donna che per motivi politico-patriottici si mette a disposizione del suo paese e delle agenzie spionistiche, disposta a far utilizzare il proprio corpo e le proprie esperienze come una vera e propria scatola nera, da cui il titolo del volume. Idea moderna, funzionante e geniale, niente da dire.
E occorre rassicurare ulteriormente chi immagina uno sviluppo narrativo zoppicante, figlio delle limitazioni di caratteri sopra descritte: si può giocare anche con la lunghezza delle frasi, si può creare suspense allungandone alcune e moltiplicando le descrizioni di luoghi o sensazioni, così come si può rendere più incalzante la vicenda con scelte sintattiche arrembanti e periodi più contratti. Si può, se ci si chiama Jennifer Egan e si ha un vero talento per la scrittura, unita (indovinate un po’) alla genialità di un artista in grado di superare le convenzioni ed adattare il dono ricevuto alla modernità.
Costruito interamente con una narrazione in seconda persona che accentua ulteriormente la partecipazione del lettore (“Ravviati i capelli con il braccio funzionante e tenta di fare un sorriso grande e spensierato”. “Il sorriso è come uno scudo: ti immobilizza il viso in una maschera di muscoli dietro la quale puoi nasconderti.”), “Scatola nera” è un piccolo capolavoro che non si può perdere. Disponibile in versione elettronica a meno di 2 euro, vi sorprenderà e inchioderà insieme, in un muto omaggio da estendere ora più che mai anche a Matteo Colombo, traduttore italiano capace di mantenere senza forzature le stesse gabbie della Egan. Genio anche tu, Matteo.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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