Siamo in America, è il 1939 e protagonista della storia di cui parleremo oggi è il presidente Franklin Delano Roosevelt, un uomo intelligente, forte, eclettico e piuttosto intrigante. “A Royal Weekend” è la pellicola approdata da poche ore nelle sale, con un Bill Murrey davvero in forma, che ci mostra con sottile ironia il preludio di un dramma e (forse) il vero retroscena di un’alleanza che si rivelò fondamentale per la conclusione del secondo conflitto mondiale. Dando vita ad un delicato e ritmato balletto tra privato e pubblico, il regista Roger Michell ci offre un ritratto inconsueto del presidente americano.
Filtrato dagli occhi e dal cuore di Daisy, una lontana parente di Roosevelt, ci viene raccontato un evento storico unico, il primo sbarco del Re e della Regina d’Inghilterra Oltre Oceano, avvenuto ovviamente su impulso degli accadimenti di quegli anni in Europa. Esatto, una velata e regale richiesta di aiuto, che sappiamo effettivamente arrivò e segnò la conclusione del conflitto. Qui la guerra è nell’aria, si menziona, ma non è l’argomento principale. Il padrone di casa e la sua vita entro le mura domestiche, di fronte agli ospiti e nelle ore lontano dai riflettori, sono le uniche cose che ci interessano.
I forestieri in visita di questo specifico fine settimana erano molto particolari: ritroviamo niente meno che Bertie, il re balbuziente (che in altra pellicola aveva il volto di Colin Firth) e la sua gentile consorte. Probabilmente proprio la diversità, la malattia e la forza d’animo necessaria per affrontare la quotidianità, furono i veri punti di contatto tra i due uomini. E sempre di umane reazioni si narra quando si evidenziano le differenze culturali tra i due popoli e quando le donne del Presidente devono convivere sotto il medesimo tetto per un intero weekend.
E qui passiamo al secondo pilastro del racconto: l’amore, la fragilità, l’accettazione di uno status quo. Roosevelt amava le donne e viveva circondato da quelle di cui aveva bisogno. Oltre alla moglie e alla fidata assistente personale vi era anche la cugina Daisy, donna semplice, diversa quasi fuori posto, ma col pregio di mantenere il grande uomo ancorato alla normalità e al suo passato. Complicità, amicizia, stima e amore sbocciano, vacillano e si rafforzano sino alla fine. Vediamo le reazioni di un uomo colto in flagrante e quelle di una giovane sognatrice che diverrà una roccia e serberà da occhi indiscreti i ricordi più intimi per quasi un secolo.
Nei panni di questi personaggi solo attori che danno prova di grande bravura: Bill Murray è talmente in forma da interpretare il Presidente in modo così convincente da illuderci di aver vissuto in quegli anni e ricoperto quella carica; la metamorfosi di Laura Linney (Daisy) durante il film ci sorprende e Samuel West con il suo Bertie ci ha fatto istintivamente rompere il silenzio in sala a più riprese, bravissimo!
Dall’inizio alla fine la pellicola emana luce, freschezza e dolcezza. Il voto non può che essere 7.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
Leave a Comment