“Quello che so sull’amore”, l’attesissima nuova opera made in USA di Gabriele Muccino sta infine per arrivare nei nostri cinema. Con titoli di testa davvero imponenti, che impressionano ed inducono al contempo a ben sperare, questa pellicola si presenta come una commedia romantica che ci toccherà dentro. Incentrata sui trenta/quarantenni e sul male che affligge molti padri sicuramente volenterosi, ma incapaci (o forse solo intimoriti) di svolgere l’impegnativo ruolo di fungere da modello, da guida, da insegnante ai propri figli.
Nella nostra storia il protagonista è una ex stella del calcio che cerca la redenzione allenando la squadra del figlio Lewis ma molto presto, ovviamente, arriva il fallimento: George (il papà assente) inizia a portarsi (o trovarsi) a letto molte mamme dei compagni di squadra del figlio, il quale lo intuisce. La fortuna di George è di essere ancora atletico, affascinante e piuttosto famoso nonostante il declino degli ultimi tempi (insomma è spiantato) e soprattutto s’accorge che sta per passare l’ultimo treno per la felicità. La domanda ora è se riuscirà a saltarci sopra.
La famiglia, perno delle adulte soddisfazioni, i figli quale specchio di sé e unici in grado di migliorarci e l’amore da cui dipende il successo di un uomo sono i pilastri su cui si basa la pellicola. La voglia di toccare l’animo di una nutrita fetta di pubblico è subito chiara e la scelta del protagonista, oltre che un po’ obbligata (Butler è pure produttore del film), è condivisibile: viso all’occorrenza sofferente, un po’ trasandato, un fare trascinato tipico di chi subisce la vita, l’attore pare perfetto, anche perché i tempi della commedia romantica li conosce molto bene, come ha dimostrato ne “La dura Verità”. La fiducia accordata a Gabriele Muccino, poi, è davvero tanta. Ci lusinga scoprire infatti sia visto come “l’europeo abile ad analizzare i sentimenti” e il mondo maschile alla ricerca della seconda chance.
Le premesse positive erano davvero molte e il quantitativo di comparse celebri presenti sul set, che in pochi fotogrammi dimostrano tutta la loro grandezza, parevano il definitivo sigillo di garanzia di un successo. Il risultato, a malincuore, è stato invece ben diverso: pochi minuti per entrare in un vortice fatto di ovvietà e di luoghi comuni; battute che non funzionano (che sia colpa della traduzione?); e assenza di coinvolgimento di uno spettatore che comunque si riconosce in molte scene. Qualcosa non ingrana ed è un gran peccato perché le inquadrature iniziali, di Uma Thurman e Dennis Quaid in tribuna, sono sufficienti a mostrarci le abilità non sfruttate di un gruppo di attori la cui partecipazione pare fine a sé stessa.
Un centinaio di minuti che si percepiscono come molti di più, probabilmente perché non ci è concesso conoscere i personaggi caratteristici e pittoreschi che transitano sullo schermo, oppure perché tutta la scena è spesso su papà-Butler e mamma-Biel, anch’essa esattamente come ve la immaginate: scialba, un po’ sciatta, trasparente, monocorda e dimenticabile. Fatto sta che nonostante i buoni propositi, la commedia ci trattiene in sala solo per la speranza che alla fine accada qualcosa. Ma si sa, per i miracoli spesso ci vuole un intervento “dall’alto” ;) Voto: 5.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”