Prendete un bel respiro profondo prima di immergervi nel nuovo romanzo di J. K. Rowling: tutto il fiato che potrete trattenere nei polmoni sarà appena sufficiente per l’apnea a cui la celebrata autrice della saga di Harry Potter vi costringerà in un volume che è tutto tranne che “per ragazzi”.
Lo affronterete probabilmente come l’ho affrontato io: un pochino di puzza sotto il naso, pensieri a metà fra “beh, coraggiosa” e “fosse anche un flop la vecchiaia serena è già assicurata da anni”, la tentazione – umanissima – di sperare quasi che si tratti di un bufalone clamoroso, che si sa che tirar giù dal piedistallo qualcuno che ha avuto un gran successo non dispiace mai a nessuno.
E invece.
E invece la Rowling estrae dal cilindro un romanzo spesso, nerissimo, caratterizzato da personaggi e trama solidi, e capace persino di suscitare polemiche nella madrepatria per le critiche certamente non velate ad una certa organizzazione sociale di quella provincia british in cui è ambientato.
In un paesino inglese scosso dalla morte improvvisa di uno dei suoi consiglieri municipali, infatti, si scatena una sorta di scontro per la successione non troppo distante da quelle immagini di lotta per il potere che ci figuriamo tutti. Facili figurazioni che stridono però con l’apparentemente perfetta vita di Pagford, case ben curate, giardini immacolati e una sorta di fastidiosa convivenza con la vicina Yarvil, capoluogo della zona colpevole di aver ceduto all’amena cittadina un quartiere del tutto degradato. In questo contesto, la vacanza di un seggio comunale rischia di spostare gli equilibri fra chi vorrebbe contribuire al risanamento e chi si accontenterebbe di lasciare la periferia al suo destino, chiudendo il locale centro di recupero dei tossicodipendenti.
Non immaginatelo, però, come un romanzo “politico”: chiarita l’ambientazione, va sottolineato come l’attenzione dell’autrice si vada a concentrare totalmente sulla vita e sulla psicologia dei personaggi, dagli adolescenti più ribelli a irreprensibili professionisti che celano, in realtà, quotidianità familiari fatte di soprusi o desideri repressi.
Il ritmo si fa decisamente incalzante, in ognuno dei protagonisti il lettore ritrova qualcosa o qualcuno della propria storia emotiva, e soprattutto è del tutto assente – ed è quello che mi convince di più – ogni distinzione netta fra Bene e Male: ognuno ha luci e ombre, tutti concorrono ad una serie di vicende che mutano coerentemente e di continuo fra commedia e tragedia, fra grottesco e vero dramma letterario.
Funziona, la nuova Rowling funziona. E se questa è la nuova strada narrativa che ha scelto, beh, un lettore in più lo ha di certo trovato.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.