Sequals è un paese in provincia di Pordenone di un paio di migliaia di abitanti, noto soprattutto perchè vi è nato Primo Carnera. Nella storia dell’aeronautica del Friuli Venezia Giulia è ricordato per un avvenimento occorso nel 1932, nel quale perse la vita un pilota del 1° Stormo di stanza a Campoformido, il sergente Tommaso Diamare.

Non era un paese molto diverso da come lo è ora, lambito dal fiume Meduna che ha origine dalla catena principale delle Dolomiti friulane e posizionato a meno di 30 km in linea d’aria dall’aeroporto di Campoformido, con un paio di ponti che lo collegano alla pianura verso Udine.

A Campoformido nel 1928 aveva trovato dislocazione il 1° Stormo Caccia della Regia Aeronautica, un Reparto considerato la culla dell’acrobazia aerea collettiva per merito del suo Comandante Rino Corso Fougier, che era riuscito a convincere lo Stato Maggiore con un semplice ragionamento: le manovre acrobatiche erano necessarie quale allenamento abituale dei suoi piloti perchè un “cacciatore” può trovarsi in combattimento nelle posizioni di volo più estreme, sia per attaccare che per evitare di essere colpito dall’avversario, e quindi deve essere in grado di avere sempre la padronanza sulla macchina che sta pilotando.

Traduzione: voli di addestramento specifici di un pilota da caccia ma anche destinati a manovre acrobatiche, da effettuare sul campo stesso o in altre zone della regione adatte allo scopo. Inutile aggiungere che quei giovani ed esuberanti piloti, sia a terra (ne fa fede un ordine di servizio che ad un certo punto vietò i voli di lunedi…) sia in cielo, quando si sentivano liberi, in particolare se lontani dagli occhi dei loro superiori, si sfogavano nelle manovre più diverse e “fuori” dai sacri schemi dell’addestramento.

Nel corso dei loro spostamenti in regione nelle immediate vicinanze del campo, si trovavano spesso a sorvolare la cittadina di Sequals, gettando un occhio su un ponte appena costruito sul Meduna. Un ponte dalla linea moderna, con tre arcate delle quali una al centro più ampia ed alta delle altre. Era troppo invitante, ed un pilota ad un certo punto non trovò di meglio invece di continuare il suo volo tranquillo verso casa a 600 metri di quota che puntare deciso verso il ponte e passare “sotto” l’arcata principale. L’immagine che segue rende l’idea dell’azzardo…

Forti del motto “se lo fa lui lo posso fare anch’io” quel ponte – che ha resistito fino ad oggi, ve ne mostriamo una una immagine presa da Google Maps – divenne un obbiettivo preferito per molti piloti dello Stormo.

Fra essi il sergente Tommaso Diamare che era il primo componente della Pattuglia Acrobatica ufficiale del 1° Stormo che volle provare a passare sotto una delle arcate minori,  ma il destino  rappresentato da un filo invisibile della linea telegrafica che pendeva dal ponte era in agguato ed il 18 gennaio 1932 avvenne quello che non avrebbe dovuto avvenire: dopo la perfetta riuscita della manovra nell’uscire da sotto l’arcata il velivolo urtò con l’ala contro il cavo  che gli impresse una virata non controllabile dal pilota e si infranse contro l’argine.

Da quel giorno il ponte, battezzato dai piloti “il ponte di Diamare” non vide più passare sotto le sue arcate i velivoli del 1° Stormo.

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