Oggi si cambia, parliamo di moda, anzi di storia del costume, ma anche di fotografie che hanno fatto epoca offrendo un futuro totalmente glamour a molte delle donne che oggi consideriamo icone di stile. A tanti il nome Diana Vreeland non suonerà per nulla familiare, altri la confonderanno con Susan Vreeland, l’autrice di romanzi storici, e qualcuno invece si starà domandando che mai c’entri con il cinema colei che è stata la più grande “arbiter elegantiae del XX° secolo”.
Presto detto, per un attimo abbandoniamo il nostro territorio, ci avventuriamo su un nuovo sentiero e commentiamo insieme un documentario dedicato all’imperatrice assoluta della moda Diana Vreeland che sta per approdare nei cinema prima di arrivare, la prossima primavera, anche in libreria (esatto, nessun errore). Una donna vissuta durante pressoché tutto il ‘900 (nacque nel 1902 e si spense nel 1989), che ben prima di qualsiasi rivoluzione e/o rivendicazione condusse un’esistenza fatta di lavoro e di indipendenza, dettando le regole della moda e del costume, come li intendiamo oggi. La signora, determinata e con un bel caratterino, possedeva una peculiarità di non poco conto: non riusciva a tirarsi indietro, era sempre pronta a salpare verso terre lontane, a scalare monti, a sfidare qualsivoglia clima per assicurarsi che uno scatto fosse dirompente come l’aveva immaginato.
Ma facciamo un passo indietro, il filmato si apre raccontandoci la storia di un bimba nata a Parigi, che presto approda nel nuovo mondo dove, non riuscendo ad adattarsi si rifugia dapprima nella danza, quindi nella lingerie e poi in un matrimonio romantico. Non bellissima, ma con un suo stile eccentrico, ben presto attira l’attenzione della allora direttrice di Harper’s Bazar che decide di affidarle una rubrica. Bastò questo gesto per legare a vita Diana al magico mondo del glam: ben presto le sue idee rivoluzionarie, che precorrevano di molto i tempi, riuscirono a determinare il gusto di abiti, musica, fotografia al punto da dettare i canoni di bellezza dell’intero secolo.
Favorita dalla belle epoque in gioventù, dalle rivendicazioni post belliche e dalla libertà esplosa con il ’68, Diana assistì tanto all’avvento della minigonna quanto al matrimonio tra cinema e moda. Era lei a decidere, o meglio, era il suo infallibile istinto a portare i musicisti in copertina, ad immortalare il primo due pezzi e (più di recente) a rendere spumeggianti ed attraenti mostre potenzialmente soporifere, creando dei veri e propri show. Commistione di generi e ardimento erano il motto. E grazie al suo carisma ha potuto condurre un’esistenza che molte sue coetanee neppure si sarebbero sognate e, soprattutto, ha influenzato il pensiero di diverse generazioni di donne (e non solo).
Incline al successo, alla dirigenza, all’innovazione lungimirante, stimolante e stimolata da un’inesauribile curiosità, questa donna è rimasta nella storia del secolo scorso ed è uno di quegli esempi da non dimenticare. Con questo spirito, il documentario mostra molte interviste, alcune ai figli, ma soprattutto alla stessa Diana, così da farci vedere la donna dietro il personaggio. Scopo raggiunto: 70 minuti piacevoli che ci intrattengono eccitando il nostro intelletto e regalandoci una perfetta pausa relax durante le imminenti festività.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”