Sempre più frequentemente, mi capita d’incrociare al cinema piccole produzioni nostrane che, senza previa aggressione del pubblico con incessante pubblicità, in tono pacato, propongono allo spettatore un paio d’ore d’intelligente relax in grado di soddisfare tutta la famiglia, con un particolare occhio di riguardo ai più giovani e al loro desiderio di continuare a vivere le favole. Ultimamente, protagoniste sullo schermo sono spesso donne, tutte più o meno forti che inciamperanno in amori non cercati, sperimenteranno incomprensioni e talvolta si ritroveranno immischiate in scaramucce non proprie, per giungere ad un finale che si ripropone di infondere speranza: credere in sé stessi e nella buona stella di cui ci parlavano da piccoli.
“Si può fare l’amore vestiti?” non fa eccezione a questo schema prevedibile ma vario, spesso intrigante, sempre divertente, ed è un peccato sia stato scelto un titolo che di primo acchito non rende per nulla giustizia ad un’opera gentile, simpatica, ricca di volti più o meno noti, forse un po’ imbrigliata nel concetto di film TV, ma pur sempre godibile. Questa è la storia di una trentenne, che vive nella capitale dopo essere riuscita ad andarsene dal paesino di provincia con la scusa degli studi e che dopo anni di assenza torna a casa per accudire una madre (apparentemente) data per spacciata. Aurora, questo il nome della protagonista, “riappare” in paese e, a causa della sua professione “ambigua”, scombina un equilibrio che pareva immanente, indistruttibile e immodificabile.
Nel nucleo popolato da una manciata di anime (pie), in cui tutti credono di sapere qualsivoglia cosa ed in cui lo sport preferito è spiare il vicino romanzandone l’esistenza, la giovane e carina sessuologa crea un vero e proprio scompiglio. Inevitabili gli equivoci e le gag più o meno chiamate che coinvolgono i piacioni della comunità, ma poi, grazie ad un vero amico, le cose cambieranno e Aurora verrà apprezzata sino a risultare indispensabile per gli altri almeno quanto il caldo abbraccio di quelle persone diverrà necessario per il suo benessere.
Il bisogno di osare, di fare, di cambiare soprattutto di accumulare esperienza e l’importanza dei propri sogni sono messaggi presenti per tutto il tempo, quasi un sottotitolo non scritto sullo schermo così come la necessità di radici e di trovare qualcuno da amare, una volta divenuti adulti. La forza e, al contempo, la fragilità di Aurora ci provocano involontaria immedesimazione (tutti noi abbiamo dei blocchi e delle debolezze con cui fare i conti e quel sentimento chiamato amore fa sempre un po’ paura) e diviene quindi molto semplice venire catturati dalla favola che, in questo caso, ha pure lo straordinario ma reale sfondo di un paesino della Puglia che si affaccia su una baia dai colori spettacolari.
Famiglia, sentimenti e non perdere mai la fiducia in sé stessi, valori universali, particolarmente cari nella nostra terra, sfilano con dolcezza in questo prodotto migliorabile, ma piacevole. Pertanto se non siete alla ricerca di emozioni forti, di pellicole assordanti o di fanta-film, questo potrebbe strapparvi un sorriso.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”