Recensione romanzo Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan

La logica editoriale di un blog sempre al passo con i tempi ( :-) ) dovrebbe prevedere una instant-recensione di “Guardami”, l’ultimo romanzo di Jenniger Egan dato alle stampe dai tipi di Minimum Fax. Il fatto è che su queste cose sono un metodico, e avendo – oltretutto – ricevuto un caloroso consiglio di mettere gli occhi su “Il tempo è un bastardo”, ho finito per preferire iniziare la lettura di quello che è stato un vero caso editoriale negli States nel 2010, ottenendo un ottimo riscontro anche nella sua edizione italiana accompagnata – va detto! – da una copertina che soddisfa in pieno tutti i miei gusti estetici.

E, decisamente, non ho avuto nulla di cui pentirmi.

Perché “il tempo è un bastardo” è come quando sei in aeroporto e aspetti che esca il tuo trolley rosso. Sul nastro scorrono le valigie del volo precedente, saranno quattro o cinque colli e non ti spieghi perché siano rimasti abbandonati. E allora finisci per guardarli un po’ affascinato, domandandoti quali storie ci siano dietro, rimpiangedoli un po’ quando spariscono nuovamente nei meandri del sistema di trasporto e aspettandone la ricomparsa dalla porticina che ne segna in qualche misura il ritorno al mondo. Similmente, in questo romanzo della Egan i personaggi appaiono e scompaiono per poi ritornare, e tu ne segui le vicende avanti e indietro nel tempo, quel tempo che – appunto – è un gran bastardo.

E ci sono un produttore musicale di alterne fortune, un gruppo di amici incagliati negli anni delle sperimentazioni allucinogene, una ragazza dal passato complicatissimo, una coppia di successo ed una alla deriva, una donna con problemi di cleptomania, un bambino problematico che memorizza le pause di mezzo secondo in un migliaio di canzoni ed il diario della sorella prodotto in slide di Powerpoint.

E non sai più se il passato sia un album di polaroid ingiallite da guardare con mestizia e nostalgia o un campo di ricordi da cui cogliere una prospettiva, e se il futuro sia un buco nero senza luci in lontananza o un cielo terso e blu cobalto in cui cercare una nuova con le tue fattezze. E non sai se interpretare il presente, o se semplicemente lasciarti cullare da quanto ti capita di vivere nella tua quotidianità e nei tuoi sogni.

Lo divori proprio, “Il tempo è un bastardo”. E ti accorgi che per alcune domande non ci sarà una risposta, e che in fondo è proprio bellissimo così.

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