E’ un’edizione in tono minore la 70° esposizione internazionale del motociclo di Milano, che ha puntato più sulla partecipazione di piloti famosi o meno in varie discipline a due ruote che sulla presentazione in anteprima di nuovi modelli o sbalorditivi prototipi. D’altro canto era difficile immaginarsi il contrario in questi tempi di perdurante crisi. E noi, inguaribili ottimisti, ci siamo contentati di festeggiare un lustro di partecipazioni appassionate e divertite a questo salone di giocattoli per grandi, lasciandoci abbagliare da scintillanti lamiere e luccicanti cromature.
Nessuna rivoluzionaria novità dunque, ma piccoli, grandi restyling di vecchi cavalli di battaglia sembrerebbe essere l’ordine di scuderia delle case, giapponesi e non, ospitate in stand dagli spazi ridotti rispetto al passato, eccezion fatta per la teutonica BMW in cui, in uno stand multipiano, fanno bella mostra di sé capolavori passati, presenti e futuri per festeggiare senza risparmio i 90 anni della sua gloriosa storia. E se la costosa interpretazione della urban mobility, con scooter già presentati la scorsa edizione, non sembra attirare folle di fan, un grido di ammirazione suscita invece un esemplare di R80 GS che anche nella cubatura dei cilindri riporta alla mente i fasti più o meno illusori di anni ben più floridi.
Al centro dello spazio espositivo di Honda, invece, dove nel 2011 troneggiava il nuovissimo ibrido moto-scooter NC700, oggi ruota sospeso nell’aria uno scooter SH che festeggia i 30 anni dalla presentazione. Con una rinnovata carrozzeria di italica fattura e un nuovo telaio tubolare in acciaio affiancato niente meno che da una versione 300 del glorioso Forza, in quel bianco ghiaccio tanto di moda, cavalcato da una splendida fanciulla di suggestive scaglie vestita, riesce ad attirare l’attenzione di molti.
Il compattissimo stand di Piaggio, Gilera, Aprilia, Derbi e Guzzi attira i visitatori grazie ad una very vintage (nelle linee più che nelle soluzioni tecniche) Vespa 946 che, se le voci sui prezzi verranno confermate, con molta probabilità finirà nei musei d’arte moderna più che nei garage di noi appassionati centauri. A poca distanza si sogna la California, non quella d’oltreoceano, bensì quella prodotta dalla Casa del grifone. Si sogna di salirvi tanto è gremito lo stand di signori di tutte le età, a testimoniare il successo del made in Italy quando ci mettiamo di impegno; e si rischia di sognarla per i 337kg di peso ed un prezzo vicino ai 20.000€ della bellissima versione Touring, che la rendono –ahimè- una moto non per tutti.
Delude invece (e parecchio!) l’area custom che tanto ci aveva colpito nella scorsa edizione per ricchezza ed originalità. Il grande ranch di Headbanger release ’11 è diventato un piccolo spiazzo e anche HD non si distingue per sfarzo. Il ricordo più bello che ci portiamo a casa di questa zona sono i pneumatici tatuati Pirelli, azzeccato simbolo della custom kulture. Eicma però non significa solo belle moto, ma anche splendide fanciulle. Sarebbe interessante conoscere in che misura i visitatori decidono di estrarre 18€ dal loro portafoglio (sigh!) per ammirare lucenti carrozzerie o seducenti corpi di modelle. Quasi imbarazzanti le immagini di uomini in giacca, cravatta e blackberry in mano non per non perdersi l’ultima mail del proprio capo, ma determinati a strappare un numero di telefono alla donna dei loro sogni.
La nota di colore più rappresentativa è gialla e viene offerta da ASTyle, il brand che ha trasformato la prima lettera dell’alfabeto in una immagine evocativa di un più o meno esplicito contenuto amoroso/sessuale. Non appena le sue biondissime e giovanissime ragazze, in succinte mise che ricordano l’ape Maya, lasciano il furgone Volkswagen Bradford family style parcheggiato sulla sabbia per salire sul bancone a lanciare borse con il famoso logo la folla va in visibilio lasciando solo il prestigioso campione di SBK durante l’intervista in cui spiega il suo ritiro.
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Amante della varia umanità, paziente ascoltatore di impegnate prose e oratore abile che condivide con noi le gioie e i dolori dello stare in platea in un’epoca in cui sempre più spesso si ha l’arduo compito di dover sostenere una buona performance recitata in un teatro che potrebbe ospitare un ben più ampio pubblico.