La favola è ricca di avvenimenti: è una saga familiare, è una storia d’amore migliore di qualsiasi soap opera, è un avventuroso salvataggio di un edificio simbolo della libertà di pensiero e d’istruzione da parte di un gruppo di studenti, ed esprime la volontà di superare la propria storia senza dimenticarla. Tutto, infatti, ruota intorno all’affrancazione dal passato sia storico – quella tradizione da rispettare ma da oltrepassare per non piombare nell’immobilismo – sia familiare per vivere la propria vita.
Il periodo in cui è ambientata la nostra storia non stupisce quindi sia quel 1963 che nel paese del Sol Levante viene preso a riferimento per segnare l’affrancazione dal secondo conflitto mondiale e l’inizio di un nuovo capitolo della propria storia. In pieno boom economico, con le Olimpiadi ed i loro benefici in arrivo a Tokyo e il progresso che sta prendendo piede, il Giappone è davvero a una svolta epocale, perfetta iperbole di quanto accade nelle vite dei protagonisti del lungometraggio.
Siamo a Yokohama, città di pescatori vitale, ma non ancora la megalopoli di oggi. E ce lo ricorda proprio quel cielo, di un blu così intenso da confondersi con le acque dell’oceano, che incornicia quest’opera in cui spicca il numero due. Due sono i protagonisti, Umi e Shun; due sono i piani: la ricca e verde collina in alto ed il porto con i suoi vicoli stretti e gremiti di negozietti in basso, che col calare del sole si riempiono di gente. Molte, infatti, le scene serali, dominate dagli adulti alle quali si contrappongono quelle diurne, (spesso) in quel liceo in cui un (crescente) manipolo di studenti difende la sede del giornale scolastico. Di nuovo due momenti della giornata, due luoghi, due realtà a confronto, che molto presto s’incontreranno e supporteranno, perché sono i due lati della medesima medaglia.
Le teste calde del liceo faranno inizialmente scontrare, quindi odiare e poi innamorare i protagonisti che dovranno superare ostacoli personali ed emotivi per riuscire a stare insieme mentre verranno ufficialmente eletti rappresentanti della piccola rivoluzione scolastica in atto. Un’animazione, quindi, sulle gioie, sui timori e sui dolori della vita, con un’esuberanza ed una positività che ci sorprendono e ci infondono molta speranza e voglia di sorridere.
Voto 7. Ad ogni nuova opera dello Studio Ghibli ci stupiamo per come riescano a trascinarci in una avvincente storia senza l’ausilio di sofisticati techno-gingilli, solo grazie ad una trama condita da un po’ di suspense, tinta di colori vivi ma non violenti, che comunica messaggi importanti senza urlarceli addosso. Una vera lezione di classe!
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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