Vivere come selvaggi, tornare al predominio degli istinti primordiali, scegliere habitat incontaminati, trascorrere ogni minuto in balia delle proprie voglie recondite senza alcun freno dettato dalla morale comune, quindi proteggere la femmina – vera regina del branco, rispettare sempre il proprio codice d’onore e combattere sino alla fine per la propria vita e per affermare la propria supremazia. Più o meno la legge della giungla è così e nei fatti le persone che volessero tornare indietro nei secoli dovrebbero attenersi ad un impietoso vademecum per la sopravvivenza non dissimile da quello del regno animale.
Che siano le selvagge terre di una qualche landa desolata del nostro meraviglioso e a volte misterioso pianeta o che sia una qualsiasi caotica metropoli del cosiddetto primo mondo poco cambia, a parte qualche convenzione e una morale spesso impregnata di credenze religiose e/o popolari, i cittadini del mondo hanno davvero qualcosa che li accomuna tutti senza distinzioni e che emerge ancor di più quando ci addentriamo nei meandri della malavita. Ovviamente se viviamo negli Stati Uniti ed i nostri traffici non sono del tutto leciti, non è una sorpresa imbattersi in pretese di cartelli ben più strutturati e sanguinari di noialtri cresciuti nel mondo dei balocchi con tutti i confort del nuovo millennio!
Don Wislow prima e Oliver Stone oggi ci mostrano come molti vivano in modo davvero selvaggio, perché alla fine in tutti noi risiede una parte che scalpita, imbrigliata da quanto ci hanno inculcato da piccoli, che nolenti o volenti non attende altro che una scusa per emergere. E quando si toccano gli affetti più cari, guarda caso, diveniamo tutti come i tori davanti al drappo rosso. Non stupisce quindi che tutti i personaggi di questa storia abbiano il medesimo punto debole: mogli, figli, amanti e per loro siano disposti a diventare delle vere belve.
La nuova opera del regista americano è truce, reale, accurata, passionale e selvaggia. Ammetto di non aver letto il libro e credo sia stato un vantaggio. Il chiacchiericcio post-proiezione denunciava una lista di piccole libertà e un coro si è alzato contro un finale che si sarebbe preso delle licenze poetiche. Quindi sono fortunata, posso focalizzarmi solamente sulla pellicola. Il regista non rinuncia al suo stile: il film è lungo, violento, pieno di sangue, tuttavia scevro dal sarcasmo e mai splatter. Le torture ci vengono mostrate in tutti i loro fastidiosi risvolti, la risata non arriverà mai in nostro soccorso e non possiamo pretendere un happy ending. Quindi ci godiamo la storia nella consapevolezza che nulla di buono potrà mai scorrere sullo schermo tranne una recitazione ottima, una fotografia tagliente e graffiante più dei coltelli, delle frustate e delle pallottole.
La narrazione lascia molte porte aperte inducendoci a credere che tutto capiterà nelle prossime ore e così sarà. Il film è avvincente, gli intrighi ed i tradimenti ce li aspettiamo, ma l’intreccio riesce a stupirci e la recitazione è esattamente come dovrebbe essere. Ci viene voglia di schiaffeggiare (per non dire peggio) Benicio del Toro, di denunciare John Travolta e di ammanettare Salma Hayek a riprova del fatto che nessuno si sia risparmiato in questo avventuroso dramma con risvolti ricchi di sorprese e adrenalina che ci appaga sino all’ultimo (commentatissimo) minuto.
Voto, 7 ½. Oliver Stone non si smentisce mai: ritmo incalzante, sangue a fiumi e impeccabile fotografia non mancano. L’occhio lungo è rimasto, il prodotto è godibile, visione a stomaco pieno solo per i più forti, i brandelli umani sfilano sin dai primi fotogrammi :-)
State domandandovi quale sia la trama? Semplice: due uomini e una donna convivono sotto lo stesso tetto facendo della marijuana un business che pare quasi lecito e gradevole sino al giorno in cui il cartello messicano decide di espandere il proprio giro d’affari. Rapimenti, omicidi, violenze di ogni natura non risparmieranno nessuno, tutti si trasformeranno in belve feroci, incluse due belle donne come Salma Hayek e Blake Lively, il cui angelico visino ben celerà una inaspettata tempra.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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