The Possession è una “terrificante storia”, è un film “basato su fatti realmente accaduti” che ha fatto “tremare” non solo le persone coinvolte, bensì anche coloro che hanno riportato la notizia sui giornali. Una famiglia agiata, due genitori divorziati, ma con incondizionato affetto nei confronti delle figlie, si ritrovano improvvisamente a dover credere alle forze del male. Più o meno annunciato come una pellicola davvero inquietante, l’ingresso alla proiezione è stato accompagnato da un mix di suggestione e titubanza. Insomma, eravamo preparati ad uscire dalla sala tramortiti, terrorizzati ed a prendere in prestito la lucina per la notte di figli, nipotini o vicini :-)
La nuova casa di Clyde (Jeffrey Dean Morgan) è isolata, la classica villetta con giardino lambita da un bosco che per una volta non cela alcun oscuro segreto, non ospita offensivi spettri e non sarà dimora di loschi ceffi dalle cattive intenzioni. Siamo nel solito sobborgo agiato circondato dal verde in cui Clyde si è appena trasferito. Durante un fine settimana, ad un mercatino di quartiere la piccola di famiglia, Em, acquista una bella scatola in legno dalle intriganti e misteriose incisioni che solo dopo innumerevoli tentativi riuscirà ad aprire. Mai errore fu più grande, un’oscura presenza si impossesserà della bambina che, giorno dopo giorno, perderà sempre più la propria identità. I genitori saranno quindi costretti a combattere uniti per la salvezza di Em e soprattutto a credere alle maledizioni, al demonio, agli esorcismi ed altre simili cosucce.
In effetti, l’inizio è convincente e coinvolgente, complici un’ultima cena alle pareti, una signora che fa una brutta fine ancor prima dello scadere del quinto minuto e la faccia inizialmente troppo angelica della giovane protagonista. Subito è chiaro che Ole Bornedal farà leva sulle nostre paure e, in effetti, appena l’atmosfera si surriscalda tifiamo per la piccola che pare spacciata nonostante la sua anima innocente, soffriamo mentre il demone s’impossessa di lei e riusciamo anche a credere che di li a poco inizieremo ad avere veramente paura.
In soli trenta minuti siamo dentro la casa e ci sentiamo parte di questa famiglia disfunzionale (ma neanche troppo, alla fine siam di fronte al classico padre assorbito dal lavoro e ad una madre ossessiva-protettiva che addossa la colpa della rottura all’assenteismo del marito) e riconosciamo lo schema. La domanda che ci viene posta è (e sarà sempre): sino a dove ci spingeremmo per il bene dei nostri cari? Saremmo disposti a credere al diavolo?
Ma poco dopo, qualcosa succede, la sala si ferma, le poltrone improvvisamente tornano ad essere confortevoli e una risata inizia a diffondersi nella penombra sino a tramutare il clima da sofferto a davvero leggero. Appena si entra nell’ultima parte, Em, ormai spacciata, ci appare livida come Bella di Twilight e i personaggi iniziano a recitare battute degne del miglior horror di serie B rispolverato direttamente dagli anni ’80, rendendo inevitabile il diffondersi dell’ilarità e inutile l’immancabile conclusione tra i cadaveri.
Voto: 6. Sufficienza raggiunta perché l’opera ci coglie comunque di sorpresa: i risvolti comici erano davvero inattesi :-)
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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