In piazza Grande è stato proiettato in prima europea “Wrong” un film di Quentin Dupieux che narra la piega assurda che una mattina assume la vita di Dolph Springer: un giorno il protagonista si sveglia e non trova più il suo cane Paul e per lui inizia un vero e proprio dramma!
Musica da thriller old style, telefonate dissennate e scene che credo fossero cariche di un’ironia che, tanto per cambiare, non ho per nulla colto. Impiegati che lavorano indisturbati sotto la scrosciante acqua dell’allarme anti-incendio, piante che cambiano conformazione ad ore alterne, poliziotti strafottenti ed altre stranezze sono l’unica compagnia che avrete nella prima mezz’ora di film (e non è che dopo cambi registro, imparerete solo a conviverci!).
Grazie al cielo, ben presto ci si rende conto che il povero ragazzo non deve avere tutte le rotelle al posto giusto. La domanda ora è quale sia la metafora da cogliere e se Dolph si sveglierà mai da questo incubo (di sicuro noi lo stiamo vivendo e le volte stanno divenendo un numero impegnativo). Il cane che fine ha fatto? Chi sono gli strani personaggi che si susseguono nella vita di Dolph? Perché tutto sta prendendo una tale brutta piega e il tempo sembra non scorrere come siamo abituati?
Una fotografia accurata come in poche altre opere viste quest’anno (sempre con colori che sfumano dal tono più’ chiaro al rispettivo più’ scuro, che spesso accarezzano i vari crema, verde e marrone senza mai divenire forti o violenti), location perfetta (classico sobborgo middle class in cui vivono famiglie pseudo felici in case bianche corredate da prato all’inglese e bandiera sventolante), musica carica di suspense ed un cast per una volta convincente (che annovera tra gli altri Jack Plotnick e William Fichtner) che non si capisce perché abbia aderito ad un progetto simile: il film è davvero assurdo!
Mi sarebbe piaciuto scoprire le reazioni della piazza, per comprendere se sia l’unica a non trovare intrigante e/o divertente una pellicola che ruota per la totalità del tempo attorno alla sparizione di un cane e alla apparizione di personaggi che dicono battute fuori dal mondo e muoiono/ riappaiono come se nulla fosse. Cosa dovrebbe essere? Una parabola della solitudine, l’esternazione della follia che risiede in ognuno di noi? O ancora, una incitazione ad amare il prossimo maggiormente? Questa sorta di cinema sperimentale, dovrebbe essere arte? Bah…Per me, di sicuro, è il primo vero KO tra le proiezioni serali. Voto: 4
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”