Colleghi con l’asciugamano già in valigia e amici con il biglietto aereo ben stretto tra le manine hanno un paio di caratteristiche in comune: quella di suscitare una certa invidia a chi – come me – deve aspettare ancora un paio di settimane, e quella di rivolgermi una domanda che non smette di provocarmi soddisfazione: “Me lo consigli un bel giallo da leggermi sul lettino mentre il sole attiva la melanina su tutto il mio corpo?”.
Bene, in questi caldi mesi in cui la cronaca è occupata dagli incrementi selvaggi dello spread e dal crollo – altrettanto rilevante – delle Borse la scelta non può che cadere su “Le vedove del giovedì”, gran bel romanzo con tutti i toni del noir regalatoci dalla sudamericana Claudia Pineiro, di cui abbiamo già detto un gran bene qualche tempo fa.
Intendiamoci, non si tratta di un libro dedicato al mondo dei trader e l’ambientazione non ha nulla a che vedere con Wall Street o con Piazza Affari: in una solidissima trama che vi lascerà senza grosse possibilità di respirare, l’ottima Pineiro ci conduce infatti in una comunità costruita ai margini di Buenos Aires ed edificata per consentire ai riccastri locali una vita fatta di sicurezza, tennis, cene esclusive, golf e giardinaggio artistico.
Quell’ambiente rarefatto e protettivo sognato da tutti e segnato da una serie di regole non scritte (la quota di cittadini ebrei non deve superare certi limiti, le coppie felici devono necessariamente avere dei figli pena l’esclusione dalla socialità, e via dicendo…) viene però inevitabilmente turbata dalla crisi economica che attanaglia tutta l’Argentina e che non manca, nel medio periodo, di far avvertire i suoi freddi tentacoli anche nel dorato mondo di “Altos de la Cascada”. Amiche di vecchia data abituate a ritrovarsi per frenetici giri di shopping sono costrette a riunirsi in più modesti circuiti casalinghi, manager abili a far fruttare ogni investimento fingono di recarsi in un ufficio che ormai non hanno più, alcune abitazioni si svuotano con la scusa di improbabili trasferimenti lavorativi all’estero e – inaudito! – si comincia a dover fare a meno delle domestiche, almeno in un paio di giorni della settimana.
In questo contesto il giallo è naturalmente dietro l’angolo, così come la tragedia. E in una selva di personaggi perfettamente disegnati, tra coniugi la cui soddisfazione si misura sulla base del numero di zeri accumulati in banca e adolescenti inevitabilmente portati alla scoperta della protesta sociale, si sviluppa una storia amara e insieme avvincente, una sorta di discesa inarrestabile verso un disastro annunciato eppure piuttosto sorprendente.
La sola avvertenza? Cospargetevi copiosamente di protezione solare, perché una volta iniziato a leggere scompariranno bambini urlanti sulla sabbia, stereo dei vicini a palla ed anche il caldo abbraccio solare.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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