L’opera si basa su un libro, “Lieto Evento”, andato piuttosto bene, che pare essere un voltapagina in cui orde di più o meno neo (di sicuro tutte) mamme ci si rivedono. L’autrice non nasconde sia stato il suo modo di raccontare e un po’ esorcizzare la realtà. Parliamoci chiaramente, l’arrivo di un pargolo è davvero un lieto evento ma il non vedersi le dita dei piedi, il dolore del parto e il non dormire per mesi non sono momenti divertenti e la scrittrice ha deciso, con una spolverata di humor, di condividere il più possibile con il suo pubblico.
Statistiche alla mano, la maggioranza della popolazione è femmina, quindi qualcuno a ragion veduta ha deciso di portare su grande schermo una storia in cui molte donne, coloro che ci sono passate, si riconoscessero. E confermo, i volti delle mamme erano rassicurati, gli ometti a disagio (o annoiati) e la mia categoria rasserenata: questo film è un vero vaccino contro la maternità e le commedie agrodolci in salsa femminista.
La storia è quella di una coppia di giovani dei nostri tempi, Barbara e Nicolas, belli ed innamoratissimi che un giorno si lasciano travolgere dall’idilliaco sentimento che provano e, con leggerezza, si ritrovano in tre. Gli ostacoli da superare pian piano divengono una inarrestabile valanga che finisce col soffocare e travolgere la coppia. Le banali decisioni, le difficoltà quotidiane, le intromissioni dei famigliari, le esigenze del pargolo assorbiranno tutte le ore diurne e notturne della madre, che non si sentirà più una compagna e men che meno donna.
Stanca, trasandata, annientata dall’esperienza più totalizzante dell’essere umano, Barbara perderà il suo equilibrio sino a smarrire prima le certezze e poi l’identità. Lo sfascio totale di sé stessi e conseguentemente di tutto ciò che si era costruito. Morale della favola la coppia scoppia ed è tutto da rifare. La commedia sagace e senza peli sulla lingua, che ti spiattella senza mezzi termini sullo schermo la realtà per quello che è, diviene agrodolce e sfiora il (melo)dramma sul finale. Grazie al cielo non pare voler strappare la lacrima anche perché il messaggio tende essere positivo e possibilista, ma la carne al fuoco è davvero troppa.
Con sovrabbondanza di particolari, viene analizzato e proposto ogni singolo spiacevole aspetto della trasformazione di una donna incinta in mamma a tempo pieno. Vi è una volontà che a tratti pare un po’ morbosetta o, peggio ancora, una rivendicazione fuori tempo massimo. Se inizialmente sembra bacchettare i giovani d’oggi (che poi tanto imberbi non sono), quando il film cambia registro Barbara si trasforma prima in una povera vittima, poi riemerge come una vincente grazie ad una settimana (?!?) a casa di mamma e ad un compagno che da annoiato ed assente si trasforma nell’uomo dei sogni, mmm…
Il film si perde, la rivendicazione stile girl power fa sorridere e le mamme convinte non necessitano di una fiction per sentirsi meglio o per persuadere gli altri che abbiano fatto la scelta giusta. Alla fine quindi la pellicola gira a vuoto e noi soffriamo l’ultima mezz’ora. Voto: 5 nonostante un cast promettente che ci fa ritrovare Louise Bourgoin recentemente incontrata in l’Amore dura Tre Anni.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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