Recensione Acqua Buia di Joe R. Lansdale

Quello che mi appassiona della letteratura di Joe R. Lansdale è felicemente riassunto in questa ultima fatica letteraria edita da Einaudi e dall’evocativo titolo: “Acqua buia”. Pur non trattandosi di una delle avventure di Hap e Leonard, coppia di protagonisti di tanti romanzi lansdaliani perfettamente riusciti in un mix di umorismo e umanissima filosofia, “Acqua buia” raccoglie e fortifica infatti molte delle caratteristiche che hanno decretato il successo dell’autore texano.

A partire, ovviamente, dai personaggi disegnati da una penna sagace: ancora una volta, protagonisti principali della vicenda sono dei giovani-quasi-giovanissimi, età spesso indagata da Lansdale e a lui cara per un motivo semplice e decisamente efficace. E’ nei ragazzi, infatti, che lo scrittore americano ritrova quello sguardo pulito e manicheo dove ciò che è giusto è assolutamente giusto, e non vi sono ostacoli possibili. Nel racconto di un gruppo di amici inchiodati in una minuscolo cittadina che intraprendono un viaggio per portare le ceneri di una coetanea assassinata ad Hollywood – luogo in cui trovano corretto abbia la sepoltura – riconosciamo tutti i sogni che abbiamo cullato da adolescenti, quando il mondo appariva bianco o nero e c’erano cose che andavano fatte perché erano scritte così, e non potevano sussistere mari o fiumi che si frapponessero all’obiettivo.

Ed è così che, con una trama che stancherà le vostre palpebre costrette a mantenere lo sguardo fisso sulle pagine, Lansdale ci accompagna in un viaggio che fa molto “on the road” e che diventa lo sfondo di una serie di vicende alloggiate fra il thriller e l’horror, fra il giallo puro (chi avrà ucciso la fanciulla?) e la leggenda popolare (la figura dell’assassino, sorta di Uomo Nero che taglia le mani alle sue vittime, sembra uscita da un racconto orale intorno ad un falò). Il tutto condito da una scrittura che procede spedita e che non manca di regalare alcune di quelle perle che hanno reso Lansdale amatissimo nel nostro paese:

“Con tutta la sua gentilezza, il reverendo continuava a trattare Jinx un po’ come se fosse una pecora nera. Aveva smesso di cercare di convertirla e diceva che c’erano anime destinate, il giorno del giudizio, a prendere il treno per l’inferno; e non si poteva fare niente per evitarlo. Ogni tanto tirava fuori questo fatto e quando lo diceva guardava Jinx e lei per tutta risposta faceva “ciuff, ciuff”.”

Ed oltretutto, “Acqua buia” ti sorprende toccando corde che credevi dimenticate: dall’idea felice di ambientare la storia in una America in piena recessione post 1929 alla difesa ed al valore del “differente”, Lansdale non perdona nulla. E conquista, riga dopo riga, parola dopo parola.

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