Che Simone Sarasso sia una scrittore di Storia è ormai dato acquisito. Ma che, puntata la macchina del tempo fino al terzo secolo dopo Cristo, dalla sua penna potesse sgorgare un romanzo che ha la stessa capacità di quelli di ambientazione più moderna di bloccarti inesorabilmente fra le pagine, intento esclusivamente a lasciarti cullare dalla narrazione, beh, non era così scontato.
L’operazione narrativa riesce invece alla perfezione. Complici le vicende di un uomo che hanno certamente insite drammaticità, tensione e passioni, ancora una volta Sarasso ci inchioda in una trama che non lascia spazio per alcuna distrazione. Echeggiano, durante la lettura, i rumori dei gladi battuti sugli scudi; si avverte netto il tanfo del campo di battaglia, a volte sostituito dall’odore – ancora più stomachevole – di una Città Eterna sull’orlo del baratro e dell’oblio eppure coperta di pesanti profumi, una sorta di deodorante che prova a coprire l’odore del sudore. E, soprattutto, ci si lascia affascinare dalla storia di uno che, come maliziosamente ricorda lo stesso autore, in fondo è “figlio di genitori separati”.
“Invictus” è un romanzo di formazione come non ce ne sono capitati da tempo sotto gli occhi. E’ la storia di un ragazzo nato bastardo, figlio di un prefetto e di una …uhm… diciamo locandiera di cui il nobile si era innamorato al punto da voler dedicare al frutto di quell’amore un’educazione di corte e di campi di battaglia, preparandolo a diventare l’Imperatore che sarà. Ed è la storia di tanti abbandoni, di quelli che fanno crescere ingoiando lacrime amare, nel solco di un percorso che sai ti porterà lontano, ma in cui non riesci a non intravedere osceni lazzi del destino.
Ed in questa trama che è naturalmente imbevuta di storia romana, Saranno non sconta niente: Costantino cresce e uccide, nelle occasioni di maggior pericolo si tramuta quasi in una sorta di controfigura rabbiosa che lo possiede e gli toglie la ragione, così simile a quella di uno dei protagonista della trilogia – non ancora completata, e aspettiamo il terzo! – dedicata alle vicende più recenti della nostra storia nazionale. Ma di Costantino cogliamo anche tratti quasi commuoventi, valori a cui ancora oggi vorremmo appoggiarci e una umanità di base che lo rende personaggio a tutto tondo, da scoprire in ogni sua sfaccettatura.
Pensato con una scrittura cinematografica che non tradisce il talento di uno che ha collaborato a J.A.S.T, prima serie TV – letta e riletta negli ultimi mesi – su carta stampata, “Invictus” gode del respiro del romanzo storico e dei toni del thriller, e – cosa non irrilevante – mette addosso una gran voglia di saperne di più, desiderio che i testi consigliati in fondo al volume consentono di soddisfare.
E per finire, ve lo portate a casa in edizione cartonata a meno di dieci euro. Banconota davvero ben spesa, ve lo assicuro.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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