Questo mese in sala mancava ancora una commedia all’appello, quella di casa nostra e, infine, oggi è arrivata. “Qualche Nuvola” è un film romantico, che ci ricorda il cinema made in Italy di un’epoca che fu, ambientato in quella Roma ricca di vicoli dai palazzi secolari che tanto amiamo, ma non solo: a tratti ci porta in un luogo così distante dalla città eterna che ben conosciamo da risultare ai nostri occhi inesperti addirittura irriconoscibile.

In poche inquadrature, infatti, ci ritroviamo ben distanti dal patinato glamour capitolino, catapultati in una periferia tanto anonima quanto reale, popolata da gente dall’esistenza fatta di doveri ed in cui non c’è spazio per i capricci, per le emozioni ed i sogni, insomma per vivere nel senso ampio del termine.

Saverio Di Biagio dedica il suo primo lungometraggio ad una storia leggera, ma corredata da una triste cornice. Diego è il classico bravo ragazzo che fa tutto ciò che gli altri si aspettano da lui, rimane sulla retta via e sta per sposare la fidanzata di una decade, sino al giorno in cui incontra Viola (la variabile impazzita che quando entra nelle vite degli altri crea per forza scompiglio), la quale gli offre la famosa (o forse dovremmo dire famigerata) chance di addentrarsi in una realtà tanto vicina quanto inaccessibile. Così, senza preavviso, lui si ritrova frastornato e destabilizzato dagli avvenimenti.

Diego è un muratore che da un giorno all’altro scopre cosa accade nel cuore della città, quello popolato da gente che alterna il lavoro ad eventi mondani. Inizialmente intimorito, poi curioso, infine impavido il nostro protagonista si getta in una relazione improbabile che lo porterà allo schianto. Il fatidico giorno in cui dovrà scegliere se lasciarsi alle spalle un mondo semplice (ma colmo di certezze) per fare il salto nel buio verrà provocato da Viola la quale, suo malgrado, sarà la prima a vedere l’abisso che li separa.

Questi ragazzi paiono davvero spenti, privi di vita ma non indifferenti ad essa, talmente scorati da non osare neppure più, nonostante la loro giovane età. Eccesso di realismo oppure di pessimismo del regista? Insomma, qualche nuvola all’orizzonte c’è, forse è la vita con le sue abitudini e sogni che costantemente s’infrangono contro l’inesorabile quotidianità o, forse, è solo un ritratto di situazioni che nonostante paiano normali sono molto circoscritte.

L’opera è carina, l’idea seppur non nuova è spendibile una volta in più, il dialogo non è sbiascicato e/o volgare, peccato quindi si avverta una sorta di crescente debolezza. Sicuramente i ragazzi di periferia con i loro modi spicci, il lessico da strada e la loro tenacia hanno una loro dignità e sono credibili, l’irrefrenabile passione tra Viola e Diego invece manca di quel trasporto necessario a travolgere il pubblico. La stessa cosa accade durante l’epilogo in cui il dramma è accarezzato e non sufficientemente incisivo, lasciandoci insensibili alle immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. Speriamo quindi di poter ricordare tra qualche anno questo film d’esordio come il primo infermo passo di un regista che andava nella giusta direzione, cercando di riportare in vita un cinema altrimenti destinato all’estinzione.