Recensione film L’Amore dura tre Anni

Un libro, un successo editoriale che porta alla ribalta il suo autore ed un argomento inossidabile quale l’amore e i suoi dolori. Ha fatto disperare per secoli giovani coppie (Romeo e Giulietta tra i più famosi) e oggi, complici l’introduzione del divorzio e lo sdoganamento del fatto che possa non essere eterno, torna sui nostri schermi a cadenza regolare.

Ancora fresche nella memoria le nostrane “10 regole per far innamorare”, andiamo un attimo in Francia per una commedia (questo giugno è davvero determinato a farci ridere a tutti i costi) dedicata al teorema di quanto duri mediamente una coppia. E, come nei casi precedenti, confermiamo che pure questo film in altro periodo dell’anno avrebbe sofferto ben più di quanto (probabilmente) patirà tra qualche giorno.

Storia autobiografica che segna l’ennesimo esordio dietro la macchina da presa, questa volta dello scrittore Frédéric Beigbeder padre del caso editoriale “99 Francs” ed autore dell’omonimo libro che da noi non ha suscitato scalpore (ma non mancheremo di chiedere al nostro Alf conferma del contenuto e della sua efficacia ;) ). Moderna e ridicola commedia che ruota intorno ad un giovane il cui matrimonio idilliaco si frantuma dopo soli tre anni inaridendogli il cuore, ovviamente non per sempre.

Il registro è quello della rom-com perché di melodrammi non se ne può più ed in quanto l’amore ben si presta a situazioni goffe, buffe, equivoche e spesso imbarazzanti. Il nostro protagonista, Marc Marrioner, risulterà quindi ridicolo anche quando rischierà di perdere l’amata per orgoglio, per scarse capacità comunicative (all’interno del focolare domestico) e per timore di una cantonata.

Ancora una volta ci viene ricordato quanto la paura sia la peggiore delle compagne di viaggio, induca al silenzio, crei distanza, insofferenza e sgretoli tutto ciò che di bello vi sia nelle nostre esistenze. Viene pure insinuato il dubbio che il teorema dei tre anni regga in quanto involontariamente provocato dalle parti coinvolte le quali, di fronte ad un ostacolo, preferiscono subirne le conseguenze nella convinzione che la relazione, per altro futile motivo, andrà comunque in frantumi.

In tempi di sempre minore influenza di ottuse credenze rispetto al passato, chiudere una storia e propendere per un nuovo tentativo con rinnovata compagnia è sempre più frequente e il nostro protagonista, pur essendo la dimostrazione di questo svecchiamento dei costumi, ha un caparbio cinismo ed una ritrosia al combattere che ci lascia perplessi dato l’evidente sforzo del regista di dare spessore alla storia. Un film, infatti, che vuole ricordarci come, nonostante i tempi siano cambiati, gli esseri umani solo apparentemente abbiano esigenze differenti rispetto al passato e come il sentimento sia più forte della razionalità e, una volta assecondato, rimetterà in ordine tutto ciò che abbiamo con tanta determinazione incasinato.

Qualitativamente il cast è superiore a quello delle ultime pellicole di genere, la risata non scivola mai nello sguaiato o nel becero e ritroviamo, in panni molto differenti, attori già apprezzati durante quest’anno. Potremmo definire il film scontato ma carino e decisamente la commedia meno peggio attualmente su grande schermo. Magra consolazione, lo so, ma esorcizzare una brutta giornata ridendo con le disavventure del nostro Marc, talvolta troppo scontate per essere vere, sono in ogni caso un buon modo per trascorrere una serata.

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