Recensione Strane storie di Gianni Biondillo

Ci si prepara all’estate, in libreria sono sbarcati i grandi nomi e noi ce ne felicitiamo un bel po’. A cominciare dall’ottimo Gianni Biondillo che, con una antologia di racconti edita da Gaunda e intitolata “Strane storie”, ci accompagna in un viaggio cromatico ricco di sfumature.

Ho scritto “cromatico”? Ho scritto cromatico: nelle diciassette narrazioni che compongono la raccolta lo scrittore-architetto milanese, padre dell’indimenticabile ispettore Ferraro, ci intrattiene con una gamma di colori che non lasciano spazio a tonalità soffuse.

Naturalmente, e non poteva essere altrimenti, avvertiamo una predominanza di giallo, genere (e colore) di cui Biondillo è maestro: dallo scrittore in crisi creativa ospitato in uno strano castello alla rivisitazione della Tosca e della leggenda del fantasma autostoppista, il mistero è senza alcun dubbio protagonista di molte pagine. Un giallo che si scurisce e punta decisamente verso il nero, nell’agghiacciante “L’ultimo metrò” e nell’inquietante “Non pensare a domani”, racconto in cui si intravede una ulteriore venatura che contraddistingue l’antologia: un sottile profumo di satira politica che si avverte (e che diverte) nelle prime pagine del volume, e che trova il suo compimento più riuscito nella storia di un archeologo del futuro alla ricerca del sito che ospitò – secoli prima – l’edizione milanese di Expo 2015…

E per tornare ai colori, in “Strane storie” ci imbattiamo anche in un insospettabile rosso acceso: certo, vi troverete alle prese con “Un bicchiere di tè freddo” e si tratta  inequivocabilmente di un ottimo racconto erotico, ma il rosso ha – più semplicemente – sfumature che ricordano la passione e non posso fare a meno di sottolineare che le ultime pagine, del tutto autobiografiche, in cui Biondillo descrive gli inizi della carriera da letterario sono umanissime e decisamente emozionanti.

A scanso di equivoci, si tratta di una raccolta che comprende raccolti inediti ed altri già pubblicati in antologie o su quotidiani, settimanali, mensili. Se, come il sottoscritto, tendete ad andare a caccia di qualsiasi parola sia stata vergata da Biondillo preparatevi dunque ad una rilettura di alcune delle pagine rievocate in “Strane storie”. Non si tratterà, senza alcun dubbio, di tempo gettato al vento: questa nuova pubblicazione non fa altro che confermare l’impressionante capacità di interpretazione del nostro, e la sua abilità nel navigare le placide acque della letteratura di genere e quelle – decisamente più perigliose – di temi più originali.

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