Benvenuto a Bordo della crociera dei buoni sentimenti

Anche i francesi ogni tanto falliscono. Allora sono umani! Iniziavo a credere non sbagliassero più un colpo, invece questa fine stagione è contrassegnata da alcune commedie leggere, in uscita in questa seconda parte di giugno, tutte debolucce. Oggi ci dedichiamo a “Benvenuto a Bordo”, la cui idea era davvero buona, ma la realizzazione discutibile. Se fosse stata una produzione a stelle e strisce avrebbe potuto godere dell’alibi delle differenze culturali, ma dato che è dei cugini d’oltralpe risulta difficile accampare scuse.

Siamo a bordo di una nave da crociera con un piacente capitano di sesso femminile e due uomini che se la contendono, con il proprietario della compagnia di navigazione e due donne che non lo vogliono, un animatore demente, un direttore della palestra bugiardo ed altre simili macchiette. Amanti tradite, pretendenti cocciuti, storditi ed ingenui interagiranno sui ponti della lussuosa nave dando vita ad una interminabile serie di prevedibilissimi equivoci.

 

L’io narrante è l’amante tradita, la cui vendetta darà il via alla nostra storia, interpretata da una veterana della commedia, Valérie Lemercier, molto signora che non scivola mai nello sguaiato. E, ad onor del vero, pure gli altri sono sempre un po’ chic e non scadono mai nel rozzo, ma la banalità e la improbabilità delle situazioni non riesce a strapparci neppure un sorriso, men che meno una sonora risata. Potrebbe essere una questione di sensibilità: non sono mai riuscita a sintonizzarmi sulla frequenza della comicità da film TV e qui la si sfiora in più di una occasione.

Fulcro è un improvvisato animatore combina guai, di nome Rémy (Franck Dubosc), che vive in un mondo delle fate tutto suo. Dopo averne fatte di cotte e di crude (presumibilmente per metterci di buon umore) nella seconda parte della pellicola emerge in tutta la sua umanità e sboccia l’istintiva saggezza, riuscendo a farsi apprezzare ed amare da più di una persona. Insomma, un film sulle umane differenze e su ciò che c’è di buono in ognuno di noi. Il protagonista riuscirà a riscattare sè stesso dimostrando che anche i soggetti che partono svantaggiati, se hanno una occasione, possono emergere e dare qualcosa.

 

L’amore è ovviamente la lingua universale che inizialmente porta al tutti contro tutti e al termine sarà il fil rouge che metterà gli stessi soggetti d’accordo. Perché la morale parrebbe proprio che l’amore vero sia ciò a cui tutti anelano e che tutti possono raggiungere quando incontrano la persona giusta che, talvolta, non è quella che si crede, etc, etc, etc (vi risparmio il resto della solita nenia perché son sicura che possiate completare la frase da soli).

Come diceva la mia nonna, a torta finita è una gradevole commediola da serata con un occhio al ferro da stiro e l’altro distrattamente rivolto alla TV, nulla di più. Storia che non fa male a nessuno, mai volgare e con messaggi vecchi come il mondo, per nulla pessimisti. Perfetto per adolescenti sognatrici e persone costrette a letto con la febbre :)

 

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