Claudia Pineiro, talentuosa scrittrice argentina considerata la “dama nera” della lettura sudamericana, ha rappresentato all’inizio dell’anno una vera rivelazione nelle classifiche dei romanzi più venduti nel Vecchio Continente: la sua ultima fatica letteraria, intitolata “Betibù” e proposta in Italia da Feltrinelli con una adeguatissima e bella copertina per la traduzione di Pino Cacucci, ha catturato l’attenzione di molti con una trama che mescola sapientemente giallo e satira sociale. Un omicidio scuote infatti il mondo apparentemente perfetto de “La Maravillosa”, un quartiere che ricorda Milano 2, controllato da una vigilanza serrata e con una immagine esterna di totale serenità. Ad indagare sul fattaccio saranno chiamati tre improbabili protagonisti: dal giovane cronista totalmente inesperto al vecchio volpone del giornalismo accantonato proprio per l’età avanzata, passando attraverso la curiosa Betibù, scrittrice – forse alter ego dell’autrice – e certamente spietata nel tratteggiare rapporti di potere d interessi nel mondo della stampa. Con incantevole ironia e una apparente leggerezza che nasconde ai lettori più disattenti una patina di riflessioni sul nostro mondo, Buenos Aires e l’eterno dualismo donna-uomo, “Betibù” conquista con una storia avvincente, personaggi perfettamente disegnati e la capacità di seguire i canoni della letteratura di genere virando un istante prima di diventare stucchevole o poco originale.
Non sorprende che la Pineiro ci abbia regalato un romanzo di questo livello: nel 2011 “Tua” potrebbe essere sfuggito ai più, e vale quindi la pena riproporlo agevolati da una edizione economica decisamente accessibile. Si tratta di un altro piccolo capolavoro giallo, narrato in prima persona da una moglie tradita che lascia spazio in alcuni capitoli ad una narrazione parallela che ha per protagonista la figlia, incastrata in un problema decisamente più grande di lei da affrontare in totale solitudine causa assenza dei genitori. Padre e madre sono in effetti in altre faccende affaccendati: lui ha ucciso in maniera assolutamente involontaria la giovane amante, lei – che ha assistito alla scena e prova una insospettabile tenerezza per il marito più pasticcione che assassino – cercherà di contribuire a mantenerlo lontano dai guai e dalle indagini della polizia. Una sorta di solidarietà familiare in cui è facile leggere evidenti componenti di ipocrisia e che già anticipava una precisa scelta narrativa dell’autrice argentina: mondi all’apparenza perfetti (una solida coppia, un quartiere di classe) scossi da un evento più o meno casuale che ne distruggono l’armonia e ne causano la caduta in un caos difficile da controllare. Apparenza e realtà, fragilità e solidità, affetto e opportunismo sono ingredienti esplosivi se miscelati sapientemente, e la Pineiro – in nessuno dei due romanzi che ho affrontato – non fallisce in un cocktail che è tutto da gustare.
P.S. Ulteriore nota di merito per la copertina di “Tua”: un crescente rossetto che diventa pallottola. Bravi!
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.