Gli Europei di calcio hanno avuto inizio e gli italiani – popolo di commissari tecnici prima ancora che di santi e navigatori – già discutono sull’opportunità di schierare Balotelli o su quella di rinunciare ad un centrocampista da urlo per schierarlo al centro della difesa.
Le polemiche non riguardano solo gli schieramenti in campo: è di pochi giorni fa la notizia che le maglie indossate dai beniamini dei tifosi di tutto il continente conterrebbero sostanze tossiche. L’organizzazione europea dei consumatori ha infatti rilevato nelle casacche di Italia, Spagna, Germania, Ucraina, Russia e Francia tracce consistenti di piombo (livello che supera quello consigliato per i prodotti destinati ai bambini), mentre i giocatori di Portogallo e Olanda palleggiano con tracce di nichel sulle spalle.
Ci sono maglie, però, che pur non essendo contaminate da particelle sospette hanno un peso specifico non indifferente. Sono state partorite dalla fantasia malata di un designer, ne è stato immaginato un successo di vendita fuori dal comune, o sono state – più semplicemente – scelte da un team manager che aveva appena ingollato qualche bicchiere di troppo. Insomma, sono le maglie più brutte della storia del calcio.
La prima che vi proponiamo mi ferisce profondamente nel cuore. Perché tra le squadre spagnole ho sempre avuto una (incomprensibile) passione per l’Atletico di Bilbao, ed apprendere che nel 2004/2005 i baschi si son presentati in campo con questo obbrobrio mette una tristezza infinita. Non riesco neppure a immaginare cosa avesse in testa chi l’ha proposta, mentre ho ben chiaro in mente cosa avesse nel cervello chi l’ha scelta: segatura.
Spostiamoci in Inghilterra per celebrale la casacca utilizzata dal Norwich del 1992. Una via di mezzo fra il guscio spappolato di una tartaruga e le macchie di erba e fieno che non vanno più via nemmeno al sedicesimo lavaggio. Un tentativo di nauseare gli avversari e approfittare dell’inevitabile spaesamento?
E’ qui che le parole non bastano più e diventa necessario un antiemetico: mi rendo conto che sia difficile da credere, ma la Brasiliense – club sudamericano che vanta fra le più belle tifose del globo, a giudicare da Google Immagini – è davvero scesa in campo con questa sorta di incubo sartoriale addosso. Impossibile da commentare.
Sulla prossima ero piuttosto combattuto perché nello stemma dell’Hull City, club inglese recentemente protagonista anche in Premier League, campeggia la scritta “The Tigers” ed un omaggio al feroce felino in fondo potrebbe anche starci. Certo, richiamare l’animale simbolo della squadra è un conto, travestire i giocatori con una sorta di canottiera da discoteca di provincia degli anni 80 è tutta un’altra storia.
Le squadre dotate di maglie a strisce bicolori sono tantissime, ed i tifosi delle più importanti sanno bene che, di anno in anno, le casacche subiscono delle minime modifiche proprio sulla larghezza delle strisce stesse. Con palesi motivazioni legate al merchandising, ogni anno si finisce per disquisire su dimensioni più strette, bande più larghe, leggere zigrinature, per ricominciare poi dodici mesi dopo. Il Newcastle ha provato a mettere d’accordo tutti, con un risultato francamente quasi comico.
E chiudiamo volando oltreoceano, laddove i designer devono confrontarsi con una tradizione calcistica di non grande livello e possono dedicarsi ad invenzioni più ardite senza per questo turbare alcuna tradizione. Probabilmente ispirati anche dal nome del team (Caribous Colorado), ci si è dedicati ad un cocktail orripilante tra un giaccone di pelle degli anni 70, un top da spiaggia di periferia ed una casacca sportiva. Con questo terribile risultato:
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
ciao
scusa se sarò pignolo, ma se hai la passione per l’ATHLETIC Club de Bilbao, non scrivere Atletico, è qualcosa di profondamente offensivo.
per saperne di più sulla passione Zurrigorri visita il nostro sito http://www.leonesitalianos.net o sulla nostra pagina FB Peña Leones Italianos – Tifosi italiani dell’Athletic Club Bilbao
giusto per chiudere il marchettone, fai un salto in libreria e ordina “l’utopia calcistica dell’Athletic Bilbao” di S.Bertelegni, ee. Bradipo Libri
a presto
Lodo
Ciao Lodo, grazie della precisazione. Non raggiungo i vostri livelli di passione, mi limito a guardare i risultati della Liga e delle coppe traendo soddisfazione dalle vittorie dei baschi. Grazie dunque del link e del suggerimento letterario, utile a chi voglia approfondire!
Alfonso
P.S. Convieni con me che quella casacca era veramente orrenda, si? :-D