Capita che si finisca per identificare, opportunamente o meno, un autore con il personaggio principale delle sue pubblicazioni. Per me, e lo confesso senza il timore di essere oggetto di un lancio di ortaggi andati a male, il nome di Alicia Gimenez-Bartlett era indissolubilmente legato a Petra Delicado, investigatrice della polizia barcellonese che – coadiuvata dall’immancabile e divertentissimo Fermin Garzon – è protagonista di una serie di romanzi gialli dalla trama solidissima e di piacevolissima lettura.
In questo senso “Vita sentimentale di un camionista”, romanzo di esordio della Gimenez-Bartlett pubblicato in Italia solo nel 2004, è un romanzo sorprendente: riconoscevo nell’autrice spagnola la capacità di dare vita a interpreti letterari di assoluta gradevolezza e profondità, con una comprensibile e particolare predilezione per personaggi del suo stesso sesso in un percorso creativo che, come è evidente per chiunque prenda una penna in mano, è un filo più semplice portare a compimento se l’immedesimazione autore-protagonista è così diretta. Nel romanzo di cui stiamo raccontando la nostra giallista spagnola preferita si dedica al racconto di un camionista, la strada come evasione da una realtà familiare stretta e – naturalmente – una donna in ogni tappa, in un gioco di esclusiva fisicità che non prevede complicazioni, formalismi, innamoramenti.
«La gente non si muove mai, rimane sempre allo stesso posto, appiccicata a quel che vede dalle finestre di casa, tante volte il muro del vicino, un palo della luce. Lui non ce la faceva. Come camionista lavorava di più, ma ogni giorno vedeva una città diversa. Poteva godersi il piacere di correre sul camion mentre gli altri dormivano nei loro buchi, piantati lì come alberi in fila»
L’autrice ha intervistato molti camionisti prima di dare alle stampe quello che, è bene ricordarlo, era il suo romanzo di esordio. L’idea era quella di raccontare una Spagna in evoluzione, in cui la donna lavoratrice stava modificando le abitudini sociali di una intera popolazione “spiazzando”, in qualche misura, il genere maschile. E chi meglio di un camionista, figura macha per definizione, per descrivere questa sorta di spaesamento? Il protagonista finirà infatti irretito in una relazione con una donna diversa da quelle che ha sempre frequentato: indipendente, corazzata nei sentimenti, assolutamente poco interessata ad una storia che vada oltre le sole lenzuola. Una donna che decide orari e luoghi, che vive la propria fisicità in piena libertà, che decide persino – santi numi! – le posizioni.
Un romanzo che si configura quasi come un saggio, o viceversa. In ognuno dei due casi, una lettura da affrontare.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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