Chi mi conosce lo sa, non sono una persona amante del teatro sperimentale o che si discosti eccessivamente da quello comunemente definito tradizionale, ciò nonostante non disdegno le opere scritte da autori che appartengano ancora al regno dei vivi anche se talvolta la commistione di generi e l’ermetismo vanno ben oltre la mia (tutta personale) comprensione.

Non concordo però neppure con quelle persone convinte che una pièce con più di dieci primavere sulle spalle sia per forza anacronistica e polverosamente noiosa. Sono convinta che molto dipenda dalla compagnia sul palco, dall’affiatamento tra gli attori, dalla passione che essi hanno per il proprio mestiere.  Non vi è mai capitato di assistere a rappresentazioni i cui interpreti si trascinassero meccanicamente da un lato all’altro della scena cadenzando, senza vita, battute perfettamente ripetute ma recitate per troppe repliche?

A spingermi al Teatro Leonardo in occasione di “Caos (Remix)” è stata la curiosità e la fiducia nei confronti di un gruppo di giovani (con alle spalle un’abile direzione) che sino ad oggi hanno saputo rendere Shakespeare esattamente come me lo spacciavano tra i banchi e soprattutto hanno dimostrato come tali opere fossero attuali e quanto il teatro del nuovo millennio possa essere ancora appassionante e vivo, insomma l’opposto della situazione descritta poche righe fa. Andare un pochino oltre la siepe è stato quindi un rischio calcolato () ed al contempo un intrigante azzardo, cosciente che avrebbe potuto trasformarsi in una serata non nelle mie corde.

Avrete oramai intuito che non è andata per nulla male, anzi un crescendo di quei vizi a cui ci hanno abituati in quel di via Ampère, qui a Milano. Ancora li ricordiamo correre nei panni di Amleto o di Molto Rumore per Nulla ed ora ritroviamo quei protagonisti con indosso vestiti dei nostri giorni che mimano, narrano ed esorcizzano le peculiarità degli esseri umani dell’epoca attuale, riprendendo con coraggio e spirito innovativo uno spettacolo storico di Quelli di Grock. Già la cartella stampa ci aveva fatto presagire che ne sarebbero capitate di ogni su quel palco, ma non ci aveva preannunciato che la scenografia avrebbe giocato con (quasi tutti) i nostri sensi e che, grazie all’ausilio di colori e della musica, saremmo stati trascinati all’interno di un vortice ad ogni giro sempre più coinvolgente sino a rimanere a bocca aperta.

I giochi di ombre, le battute e le inebrianti danze prima attireranno la curiosità di alcuni, poi avranno l’attenzione della collettività e alla fine faranno il pieno di applausi. E non potrebbe essere altrimenti in uno spettacolo in cui i determinati ed allenatissimi attori non si fermano un attimo sino ad un finale da fuochi d’artificio che ci illumina su come siano state ottenute ben 216 ore di applausi: 579 chilomentri di palcoscenico attraversato in 24 anni di repliche durante le quali sono stati calpestati qualcosa come 1.274.000 gradini che hanno fatto versare 170.000 litri di sudore ai propri attori, e vi garantisco che una volta assistito a “Caos (Remix)” questi numeri vi parranno arrotondati per difetto!

La frenesia dell’epoca moderna, i tic delle persone, alcuni di quei grotteschi gesti che neppure ci rendiamo conto di porre in essere quotidianamente e molto di più in questo incalzante, brioso e vitale spettacolo che passa il testimone ad una nuova generazione che si merita davvero una chance: bravo!

Questa diversa, divertente e travolgente esperienza si può fare sino al 10 giugno recandosi al  Teatro Leonardo da Vinci in Via Ampère 1, Milano – Tel: 02 26.68.11.66 – Email: biglietteria@teatroleonardo.it – Sito Web: www.teatroleonardo.it