Recensione romanzo Questo bacio vada al mondo intero di Colum McCann

Diciamo la verità: ci sono momenti in cui tutti noi che scriviamo su Internet dedicando tempo e passione ad un blog, un sito od una semplice pagina Facebook subiamo il dramma della pagina bianca. Può capitare di non avere proprio voglia di scrivere, o che le righe che componi sullo schermo muovendo ritmicamente le manine sulla tastiera appaiano banali, poco interessanti, sostanzialmente inutili.

In altre occasioni – e sono decisamente i momenti migliori – sei talmente entusiasta di ciò che hai appena vissuto da provare un incontrollabile desiderio di condivisione: è la versione moderna di quando andavi a vedere un film, tornavi a casa e chiamavi tutti i compagni del liceo gridando “corri al cinema che è troppo bello”, o ti presentavi in classe con le fotocopie della copertina di un libro e lo distribuivi tipo volantinaggio dei Collettivi sperando che non facessero la stessa fine.

Ecco, l’ultima riga dell’ultima facciata di “Questo bacio vada al mondo intero” di Colum McCann se ne è appena andata, tra i rimpianti di cuore-occhi-cervello che ne avvertiranno per settimane la mancanza, ed io son qui davanti alla tastiera a cercare di esprimere con letterine nere su fondo bianco le innumerevoli emozioni che mi ha regalato. A partire dalle prime pagine, da quel funambolo un po’ folle ed un po’ ribelle che ha teso un cavo fra le Torri Gemelle e ha iniziato ad attraversare il vuoto protetto soltanto dal suo senso dell’equilibrio. E’ New York, è il 1974, e dalla folla che lo osserva agghiacciata, tesa, incredula si dipaneranno alcune delle storie che costituiscono la spina dorsale di un libro solido e bellissimo.

Da un prete moderno e molto più cristiano di quanto sia lecito attendersi che si dedica alle prostitute del Bronx alla donna che ha perduto il figlio nel Vietnam, dalla giovane ragazza già abbruttita dalla vita a chi ricerca un raggio di sole in infinite tempeste, McCann ci accompagna in un viaggio letterario che spiega perfettamente come ci si possa affezionare alla lettura e come non se ne possa fare a meno. I protagonisti sono straordinariamente vividi, la prosa è lucida e profonda – entrambe caratteristiche di uno specchio d’acqua in cui tuffarsi – ed ognuno dei fili intessuti in una trama che ricorda i migliori arazzi ha la capacità di coinvolgere magistralmente il lettore. Il paragone con un arazzo – me ne rendo conto un istante dopo averlo proposto – non è affatto azzardato: sono colori, è arte, ed è un esempio perfetto di come ci si possa dedicare al particolare (il filo) arrivando a concludere, con un ultimo movimento, un’opera circolare che non lascia nulla al caso.

Continuerei a scriverne per ore, davvero, ma devo scappare: ho finito adesso di costruire il mio megafono di cartone e di stampare volantini e striscioni. L’ora è tarda, ma perdoneranno il mio trascinarmi per le strade gridando “Leggete McCann”, una delle migliori letture di questo mio 2012 letterario.

La citazione:

“La sola cosa per cui valeva la pena intristirsi era sapere che a volte in questa vita c’è più bellezza di quanta il mondo possa reggerne.”

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