Cannes 2012 – Competition: Lawless

‘We control the fear, you understand? Without the fear, we are all good as dead’ è il filo conduttore di un film che ci è parso uno dei più strutturati e meglio ritmati sino ad ora visti in concorso o, forse, semplicemente ha incontrato più di altri il nostro gusto. Lawless è avventuroso, incalzante, ben ritmato, con battute come ce le aspettavamo (e sempre al momento giusto) ed una colonna sonora che invece ha saputo prenderci in contropiede per la sua presenza e soprattutto per il valido supporto alla narrazione, ma d’altro canto dietro le quinte c’è quel mostro sacro di Nick Cave la cui musica troneggia sui nostri scaffali da oltre 20 anni!

Siamo in Virginia, durante il proibizionismo, i fratelli Bondurant distillano molto, e ciò non è proprio ortodosso, soprattutto sarà fonte di un sacco di lividi, punti di sutura e fuochi d’artificio. I fratelli sono tre e molto diversi tra loro con un’aura di immortalità che li accompagna. Tutti contribuiscono a loro modo ad alimentare questa leggenda e la storia di violenza ed illegalità diverrà un’epica da raccontare come favola della buona notte ai posteri.

Pellicola contraddistinta dall’assenza di attese, che si rende subito interessante grazie all’esplosivo ingresso in scena di Gary Oldman e all’antipaticissimo (e perfettamente calato nella parte) Guy Pearce che vorremmo schiaffeggiare già dopo poche battute. Tutti ci convincono e la camminata di Tom Hardy merita un applauso. La fotografia è di un maniacale e natuaralissimo quanto polveroso tono su tono, che agevola il nostro coinvolgimento nella storia, nulla è lasciato al caso, e mai si vuole strafare.

Ibrido tra il gangster movie ed un avventuroso western che ci tiene sulle spine più e più volte, questo racconto che fonde verità e leggenda (si basa sul libro di Matt Bondurant che narra la propria versione romanzata della storia di famiglia), è fondamentalmente una normale saga tutta americana che ci mostra come tre uomini, diversi per età e carattere, reagiscano con grande passione ai tradimenti, all’amore, alla violenza e in generale nel prendere le decisioni.

Costante e molto evidente la contrapposizione tra bene e male, coscienza ed incoscienza, voglia di cambiamento e ricerca di conforto nella consuetudine (nonostante essa sia per lo più costellata di attività illegali e criminali), poi non manca l’importanza della famiglia e dell’amore, che si contrappone alla violenza ed al tradimento di coloro che sono solo mossi da interessi materiali. E peculiare è vedere il buon senso andare a braccetto con la legge del taglione mentre l’ingenuità della gioventù è solo fonte di guai che gli adulti devono poi risolvere.

La presenza femminile è delicata ed ha il volto dell’eterea Jessica Chastain che riesce ad entrare in scena come una dea, essere al contempo intensa e delicata, nonostante abbia il ruolo che si confà ad una donna di inizio secolo scorso che scappa dalla città per rifarsi una vita tranquilla nell’anonimato. Eh già, la trama non ci fa mancare nulla: gangster che si sforacchiano l’un l’altro, amori travagliati, passione e onore che fanno scivolare nel crimine persone di sani principi pur di fare la cosa giusta, uomini di legge corrotti e chi più ne ha più ne metta.

Un film che ci è parso davvero appassionante ed appassionato e, anche dopo averci meditato qualche ora, il nostro applauso più forte lo indirizziamo a Nick Cave presente sulla Croisette nonostante il clima impietoso di oggi assieme al regista di The Road.

E a questo link la seconda recensione scritta in occasione dell’uscita italiana del film

 

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