Trilogia di Palermo: i romanzi di Santo Piazzese

Benedetto sia Anobii, e benedette siano le raccolte di racconti. Vi spiego.

Qualche mese fa – con i pacchetti sotto l’albero, la tv che riproponeva i film di Natale ed un freddo cane fuori dalla porta – mi ero goduto “Un Natale in giallo”, pubblicazione Sellerio che riuniva in un solo volumetto una serie di autori a me noti ed altri di cui avevo sempre e solo sentito parlare. Fra questi ultimi primeggiava Santo Piazzese, ed il suo racconto – ma ancor di più, il personaggio protagonista – mi aveva colpito al punto da farmi ripromettere di approfondire andando a recuperare un suo romanzo.

Poi i mesi passano, lo scaffale dei libri da leggere si popola, esce qualche romanzo di quelli che proprio non ti puoi perdere ed il proposito rimane lì, appuntato sulla Moleskine e – a matita! – sul retro della raccolta che trova posto tra gli altri Sellerio suoi simili.

Eh già, ma c’è l’imprevedibile variabile Anobii, un sito in cui mi perdo spesso, inseguendo le scelte di utenti che hanno gusti affini ai miei e con cui capita di scambiarsi qualche mail. Tra queste, in un gradevolissimo scambio di un mesetto fa (grazie A.), mi viene consigliato Santo Piazzese. Era decisamente giunto il momento, e finirà che da adesso in poi sarò io a consigliare i romanzi di questo biologo siciliano prestato alla letteratura che ambienta le sue trame in una Palermo misteriosa e profumata, pronta a sedurre ad ogni angolo con sapori antichi e nuovi, in un trionfo di ogni senso disponibile all’umana natura.

E’ nella caratterizzazione dei suoi personaggi che Piazzese finisce per dare il meglio di se stesso, a cominciare da Lorenzo La Marca, protagonista assoluto dei primi due romanzi intitolati rispettivamente “I delitti di via Medina-Sidonia” e “La doppia vita di M. Laurent”. La Marca è un personaggio solidissimo e intrigante, sufficientemente umano da dare il via un immediato processo di trasfert emotivo e assolutamente affascinante per la capacità di proporre musica, film e letteratura. Avete letto bene: le pagine di Piazzese sono disseminate di consigli, perché il suo protagonista sceglie la colonna sonora di una serata e ne cita artista ed album, o si intrattiene sulle pagine di un romanzo e non manca di renderci edotti su autore e sensazioni suscitate.

A Santo Piazzese, lo si percepisce immediatamente, scrivere piace proprio un sacco: in alcuni punti rischia di scivolare un po’ nel “mezzo-pretenzioso”, ma sono passaggi che si superano volentieri con la certezza che ci sarà ben di più ad aspettarci. E gioca a favore dell’autore anche una certa capacità di cambiare totalmente atmosfere e registro linguistico come accade in occasione del suo terzo romanzo, “Il soffio della valanga”, il cui protagonista – il commissario Spotorno, già personaggio minore nei precedenti due romanzi – ha caratteristiche totalmente differenti da quelle di La Manca, e l’impianto complessivo del libro vi si adatta ottimamente.

In estrema sintesi, amici giallisti, io lo consiglio ampiamente. Non aspettatevi ritmi sincopati o eventi misteriosi, godetevi semplicemente lo sviluppo di una trama coerente con la realtà e perdetevi lentamente nelle sue citazioni.

La citazione:
Io sono per la via leninista alla gelateria: sì all’alleanza tra i gusti a base di frutta e quelli a base di latte, purché si stabilisca una netta linea di demarcazione tra le due ideologie. Che poi andrebbero assaporate usando due distinti soviet papillo – gustativi.

(Santo Piazzese – “I delitti di via Medina – Sidonia”)

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