E’ un innegabile successo, “To Rome with Love”, mette d’accordo tutti i siti web più autorevoli, è il film del momento che sta dando del gran filo da torcere alla concorrenza gremendo le sale cinematografiche della penisola. Il genio sino a pochi anni fa considerato solo per palati fini e un pochetto snob, ora spopola quanto un cinepanettone fuori stagione! Incredibilmente, infatti, la gente fa la fila per godersi l’ultima prodezza di Woody Allen, probabilmente complice anche il fatto che per la prima volta è stata tradita la Croisette a nostro favore e non a caso posto che, come s’intuisce dal titolo, questa pellicola è stata girata nella città eterna, la nostra Roma.

Opera ad episodi che si sfiorano e raccontano, con la consueta sottile e sobria ironia Alleniana, le gioie ed i dolori del vivere: l’amore e la passione della gioventù che si contrappongono all’anzianità con la sua saggezza e le paure che essa comporta, dall’estromissione dalla catena produttiva all’avvicinarsi del sonno eterno. Temi ricorrenti nella produzione di Woody Allen che negli ultimi anni paiono prendere il sopravvento assumendo toni nostalgici, quasi a suggerirci che il numero di primavere sulle spalle del regista abbia raggiunto un peso oramai difficile da ignorare. E sino a quando ciò sarà spunto per nuove sagaci battute lo perdoneremo, tanto più che dopo diversi anni qui è pure tornato sullo schermo ritagliandosi una parte che è sicuramente il pezzo forte della storia.

 

Ma cosa accade esattamente tra le strade della capitale? Ogni giorno molte persone vivono avventure non previste, noi seguiremo John (Alec Baldwin), un architetto affermato in ferie nella città che l’ospitò durante il tirocinio e che casualmente diverrà la coscienza di un giovane architetto (Jesse Eisenberg) in cui si rivede e a sua volta improvvisato cicerone della ammaliante amica della fidanzata; vediamo gli effetti dell’amore tra una turista americana ed un ragazzo romano che agli occhi del di lei padre (Woody Allen) è un avvocato delle cause perse; assistiamo al giorno di ordinaria follia di una coppia in fuga dalla provincia, che una volta separata cadrà in tutte le tipiche tentazioni delle grandi città; e incontreremo il povero Leopoldo Pisanello (Roberto Benigni), l’uomo qualunque dalla piatta esistenza, che inspiegabilmente un giorno si trasforma nella star del tubo catodico.

Esistenze normali dagli ordinari buffi risvolti: l’architetto (Baldwin) di fatto rivivrà il proprio passato, ma questa volta cadrà in piedi; il nostro apprensivo impresario in pensione (Allen) riverserà le proprie ansie sul padre del futuro genero: un gran tenore ma solo in presenza di un getto d’acqua scrosciante; il giovane di provincia sarà svezzato da un’inguainatissima Penelope Cruz mentre la povera mogliettina verrà sedotta da più di un mascalzone (Albanese e Scamarcio). Tutte gag che offrono spunti per quelle battute che ci hanno sempre fatto amare Woody Allen, ma che qui non riescono a far decollare la pellicola nonostante i risultati al botteghino.

 

Noi che abbiamo seguito per decadi la crescita del regista grazie alle sue inquadrature che non lasciano mai nulla al caso e si sincerano non vi sia distanza con lo spettatore, ridendo delle colte battute spesso dissacranti ed affezionandoci alla macchietta di turno che ironizza sulle debolezze della persona che si cela dietro il personaggio pubblico, qui avvertiamo la mancanza di un non-so-che. Che colpevoli siano proprio quegli episodi che non faranno mai incontrare i loro protagonisti? Oppure avendo chiaramente attinto al paniere degli stereotipi sul Bel Paese avrebbe dovuto portarli alle estreme conseguenze? L’Italia né felliniana né presentata come la sua New York, la presenza dell’autore sul set e la calda luce (anche più di quanto non fosse in  Midnight in Paris) non ci bastano.

Sia ben chiaro, opera più debole delle precedenti, ma godibile e di livello ben più elevato di altri film visti in questa stagione, il cui successo secondo noi è dettato da una moda o da una forma di riconoscenza per averci inclusi nel tributo alle città europee a cui negli ultimi anni si è dedicato il regista.Il punto è – ahinoi – che la genialità crea assuefazione e pretese superiori alla media quindi, carichi di speranza, noi attenderemo la prossima prodezza!