Un enorme salone ricco di riccioli, stucchi e velluti, sfoggio di una grandeur tipica del secolo scorso. Una delle poche sale in città che ancora ci ricorda cosa fosse il cinematografo, un anfiteatro dove sognare e poco importa che lo schermo sia troppo piccolo rispetto agli standard delle moderne tecnologie, quel profumo retrò ci cala ancora più rapidamente in una visione che è stata più sofferta durante l’attesa che non una volta indossati i tanto amati e odiati occhialini 3D. Ma la scelta di un luogo con un non so che di antico non è stata casuale, affronteremo infatti la visione di un’opera decisamente non nuova.

Evento di questa Pasqua 2012 è l’approdo nelle sale della versione in tre dimensioni della tragedia più famosa, chiacchierata e romanzata della storia moderna: l’inabissamento dell’inaffondabile transatlantico al suo viaggio inaugurale, il Titanic. Tanto ferro e sfarzo, un carico pesante e prezioso disperso nelle gelide acque dell’Atlantico per un errore umano, banale ma fatale. E James Cameron, colui che verrà ricordato come il regista più ingegnoso (si è costruito e ha brevettato molti degli strumenti necessari a creare ciò che voleva!), meticoloso e un po’ folle (diciamo noi) di Hollywood, non ha saputo resistere alla tentazione di trasporre, nel (un po’) suo e molto (da lui) amato 3D, il kolossal dei record, quel “Titanic” che gli valse 11 premi Oscar e l’ingresso nella storia del cinema.

 

Siamo anche noi quindi all’interno del relitto alla ricerca del gioiello di Re Luigi “le coeur de la mer”, prezioso diamante mai ritrovato e assistiamo rapiti al racconto della vecchina centenaria incentrato sull’ultima notte a bordo della nave che la stava riportando in America, un sogno che si è trasformato nel peggiore degli incubi. La sua giovane figura di ragazza di buona famiglia, fidanzata con il ricco imprenditore sfacciato che crede di potersi comprare la felicità, ha le sembianze di una altrettanto giovane e bella Kate Winslet che troverà la gioia una sera che credeva qualsiasi: peccato fosse invece quella sbagliata! E al suo fianco uno smilzo e altrettanto in erba Leonardo Di Caprio che quasi ci intenerisce conoscendo la svolta che ebbe la sua carriera dopo questa interpretazione con in sottofondo le note di una Celine Dion che, grazie al cielo, ha guadagnato abbastanza da non martellarci con nuove mielose canzoni di continuo.

Però dobbiamo ammettere che dopo quindici anni, la pellicola non solo si lascia rivedere ma addirittura coinvolge ed intrattiene e sino alla tragica conclusione ci fa dimenticare che siano trascorse già tre ore. Non siamo persone dal cuore di burro e miele ma la storia appassiona, chi per la morbosa curiosità di vedere se i due giovani riusciranno a coronare la propria passione, alcuni per scoprire se la anziana narratrice si riveli una mitomane alla ricerca di tardiva notorietà, ed altri ancora trascinati dal pizzico di thrilling legato alla sorte del mitico gioiello. Qualunque sia la motivazione, alla fine siamo tutti li con il naso all’insù piuttosto scocciati che vi siano in platea una moltitudine di persone dalla prostata problematica.

 

La avventurosa ed avvincente storia d’amore che si chiude in tragedia (in parte evitabile) pur di mantenere fede alla promessa fatta, imperniata attorno a valori talmente desueti da conferirle un’aura ancor più magica, funziona nonostante gli anni trascorsi, forse proprio per il periodo storico che stiamo vivendo in cui, andando tutto a rotoli, vi è un gran bisogno di sognare. Così non ci rimane che salire sulla nave con Rose DeWitt per condividere o forse rubarle qualche fremito di quell’unica notte che, nonostante il suo epilogo, tutti noi volenti o nolenti vorremmo almeno una volta poter vivere.