Decisamente questo film è per noi nati negli anni ’70: ci riconosciamo subito, in pochi fotogrammi riusciamo ad individuare il nostro “tipo” e l’immedesimazione è presto fatta. Siamo quelli a cui è stato detto che alla nostra attuale età avremmo avuto solidità economica, affettiva e lavorativa. Una grande illusione valida per i genitori ma che si è rivelata una grossa bugia per noi figli. Oggi, infatti, il risultato è che a mala pena abbiamo un’identità sessuale, ci è decisamente oscuro il concetto di avere al nostro fianco un compagno per la vita, alcuni di noi non hanno senso di responsabilità (men che meno posso prendersi cura di una piccola creatura che dipenda in tutto dagli adulti) e molti non son ancora certi di cosa vogliano fare da grandi. Se poi ci si mette di mezzo qualche imprevisto, allora il delirio sarà totale.
È il caso del gruppo di amici per la pelle descritto dall’attore Guillaume Canet che, per la sua terza volta dietro alla macchina da presa, riesce a creare una realistica riproduzione dei miei/nostri simili che sia fastidiosa quanto basta per immedesimarci e confortevole al punto di riuscire a “sculacciarci” a più riprese con volontà di farci desistere dal convivere con tutte le piccole ed inutili bugie con le quali razionalizziamo le nostre, talvolta sciocche, quotidiane scelte.
Il pretesto è il drammatico incidente di Ludo (interpretato dal neo premio Oscar Jean Dujardin) che sconvolge l’equilibrio festaiolo (ed irresponsabile) dei “ragazzi” i quali, impotenti ed incapaci di rapportarsi alla tragedia, si convincono della propria inutilità (dopo un delirante quanto, per molti, familiare scambio di opinioni nel cortile della clinica), quindi lasciano come preventivato la città alla volta dell’oceano per la sospirata vacanza, “intanto siamo solo ad un’ora di aereo dalla città”…
Una volta però che l’emergenza sarà alle spalle, riaffioreranno tutti i limiti e le loro brutte qualità, in primis uno smisurato egoismo che potrà essere foriero solo di distruzione. Il regista pare essere convinto che la redenzione dei nostri recidivi personaggi sia possibile, oltre che auspicabile, ma forse è solo una speranza e su questo punto avremmo preferito una pellicola (oltre che un poco più breve) più cinica e realistica. Il timore è infatti che Canet abbia indugiato nel guardare sino in fondo in quello specchio che ha posto davanti a sé e agli incredibili (e credibilissimi) attori, che hanno impersonato le comuni follie della nostra generazione. La pellicola chiude con una speranza che però potrebbe essere solo l’ennesima illusione: riusciremo mai ad imparare la lezione e crescere?
Di nuovo una gran bella pellicola prodotta dai cugini d’oltralpe, non perfetta, ma di una tale qualità (in regia e nella scelta di una delle migliori colonne sonore sentite da tempo!) da perdonarle qualche eccessivo colpo di coda strappalacrime a soli pochi passo dal traguardo.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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