Commedia briosa sui rapporti affettivi, le loro molteplici sfaccettature, tutte egualmente importanti e, talvolta, fondamentali per alcuni. Esatto, Seth Rogen, il re della risata (qui nella duplice veste di produttore e attore), questa volta riesce a spiazzarci con un film che, pur rimanendo una commedia dalla prima all’ultima inquadratura, già dai minuti iniziali riesce prima a disorientarci poi a farci provare imbarazzo: stiamo ridendo…delle conseguenze del cancro (!) e questo è assai inconsueto.
Tutto è fluido e molto rapido, sia il racconto sia la storia che ci catalizzano con insolita velocità, quindi sin da subito percepiamo che il narratore stia condividendo una prospettiva frutto di un vissuto personale. Realizzato cosa stia accadendo sullo schermo, ci prepariamo a cambiare espressione, soprattutto ci sforziamo di eliminare quel persistente sorriso abbozzato, nella convinzione che a breve si scivolerà nel gorgo del dramma straziante. Rimaniamo quindi titubanti quando ciò non avviene ed alla fine ci arrendiamo concedendoci liberatorie risate. Non ci rimane davvero altro da fare: il duo sullo schermo (Rogen e Gordon – Levitt) funziona, non calca la mano e non minimizza la severità della malattia, cerca solo di mostrarci il lato ironico della tragedia. La vita e la sua quotidianità sono spesso così: disarmanti e ricole. E noi? Impreparati e goffi.
Il nostro eroe è Adam Lerner (Joseph Gordon-Levitt) che a soli ventisette anni deve la sua vita ad un apparentemente normale ma fastidioso mal di schiena grazie al quale scopre che ha una forma tanto rara quanto letale di tumore. La buona notizia è che una operazione è fattibile nonostante abbia il 50% di possibilità di riuscita. Adam è all’apice della crescita, è in quella fase della vita in cui ci si dedica alla conquista del mondo, in cui si vuole il lavoro migliore, la compagna più bella e il massimo divertimento il più in fretta possibile. Come è normale, in poco tempo e in modo ben poco mediato, emergerà quindi il meglio ed il peggio degli esseri umani.
Gli affetti che circondano ognuno di noi, che siano parenti amici o compagni, le loro reazioni, le banalità, gli errori e gli umani limiti sono il vero terreno su cui si sviluppa la trama. Una donna che permette alle proprie emozioni di invadere la sfera professionale; un amico inadatto alla tragedia, ma che non mollerà mai anzi renderà traumi e sofferenza fonte di siparietti goduriosi e spensierati; ed una madre che deve rendersi utile a tutti i costi più per sé stessa che per gli altri. Tutte spalle su cui forse non si piangerà, ma sicuramente persone su cui poter fare affidamento, che ci ricordano come siamo tutti diversi e talvolta buffi nel dare amore.
È innegabile, il regista si è esposto a facili critiche su più fronti, non solo dagli esperti di dramma, ma soprattutto da coloro che per vari motivi serbano rancore verso la malattia. Ma noi rimaniamo dell’opinione che l’opera sia divertente, sincera nel riportare uno spaccato di realtà, disarmante e mai irrispettosa. Vedere per credere.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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