Hysteria – L’eccitante invenzione del vibratore

L’isteria vien definita come “forma di nevrosi contraddistinta da instabilità emotiva” unitamente a tante altre belle cosucce e pare che nell’Inghilterra vittoriana fosse addirittura considerata la piaga del secolo, al pari di altre malattie ben più letali, in quanto colpiva gran parte delle donne adulte senza distinzione di classe (si parla di un quarto della sola popolazione londinese!).

I tempi non sono per nulla cambiati: se oggi si facesse un’indagine tra il gentil sesso, e soprattutto se si considerasse l’isteria alla stregua di una malattia, ne emergerebbe un quadro piuttosto epidemico. Ad onor del vero, nonostante fosse la fine del 1800 e nonostante tutti i “pruriti” che contraddistinsero quel periodo storico, nel Regno Unito erano veramente all’avanguardia, l’invenzione più rivoluzionaria e ancora oggi tra le più vendute sul pianeta, risulta infatti essere frutto dell’ingegno di un loro connazionale: l’inventore del comune (diremmo oggi) vibratore pare sia il signor Joseph Mortimer Granville.

 

Oggi parliamo infatti di come nacque quell’oggettino ad uso e consumo femminile, che provoca intimo piacere, talvolta anche di superlativo livello, senza dover condividere la propria stanza con altri e che si fatica tanto a nominare in pubblico nonostante sia nel mentre cambiato il millennio. Ironicamente, sembra che più di un secolo fa la situazione fosse opposta e a testa alta si andasse dal medico pur di ottenere adeguata soddisfazione, ah!

Non poteva quindi che essere un medico ad inventare il vibro-massaggiatore in grado di dare sollievo a quelle fastidiose contratture muscolari femminili dagli effetti collaterali tanto disparati. Una situazione talmente assurda da servire su un vassoio d’argento l’argomento a regista e sceneggiatori la cui bravura è stata quindi di riuscire a non scivolare in facili volgarità, coinvolgere la platea sino all’ultimo fotogramma e non ancorare troppo l’opera ai fatti, rischiando di scivolare in una noiosa biografia.

 

Tanya Wexler ha dato vita ad un film garbato, ironico, mai volgare e soprattutto ben ritmato. Novanta minuti di battute, doppi sensi e risate passeggiando in un’altra epoca, un altro mondo, insomma una favola tanto moderna quanto distante. La regista ha ricreato il periodo vittoriano in modo molto credibile e ce lo mostra sotto una inconsueta luce vivace, solleticando la nostra curiosità narrandoci le peripezie del dottore che per primo si prese a cuore il nostro piacere. Incredibilmente, quindi, siamo di fronte ad una commedia tanto spumeggiante quanto romantica.

Il dottor Grenville era un giovane medico, figlio della sua epoca nei modi e per l’entusiasmo che mostrava verso tutte le rivoluzionarie innovazioni che stavano prendendo piede nella società. Il progresso era così dilagante da coinvolgere anche la scienza medica e lui riuscì a dare un valido contributo a questa evoluzione. Nel mentre corteggiò la donna sbagliata e finì più di una volta sulla via della potenziale disgrazia cosa che, sappiamo bene oggi, non accadde mai :-)

Il nostro suggerimento è, ovviamente, di godervi questo amabile film sino all’ultima inquadratura, alcune delle quali vi anticipiamo qui di seguito:

 

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