Alcune volte capita che un post dia vita ad uno scambio di opinioni all’interno della redazione stessa. Altre volte addirittura provoca un serrato scambio di mail che porta ad un botta e risposta intrigante. È quello che è capitato nelle ultime ore e uno scritto in particolare, crediamo  (speriamo) possa stimolare e coinvolgere nella discussione anche chi ci legge da casa.

Cosa pensate della trasposizione su grande schermo della storia di Vallanzasca? Credete che una pellicola nazional popolare possa solleticare la curiosità di chi non ha vissuto quegli anni? Vi aspettavate qualcosa di qualitativamente superiore, magari una lezione di storia? Fatecelo sapere! (V.)

Considerandomi un affezionato lettore (a dire il vero, talvolta rivendico il titolo di The Fan della prima ora, senza le fanatiche conseguenze peraltro del famoso personaggio di De Niro :) ) più che un autore di questo ormai ricco e-mag, ho letto con interesse il post di Mks77 su “Vallanzasca – Gli angeli del male” ma, ahimè, non riesco proprio a mettere a tacere il mio dissenso. Dovevano essere poche righe di commento, temo invece di essere caduto vittima della mia prolissità o, forse, nella trappola di una provocazione inconsapevole.

L’autore suggerisce una seconda visione della pellicola…beh, involontariamente ne ho avuta giusto una seconda ieri sera, su Sky Cinema. Involontariamente perché avevo talmente rimosso il film che solo dopo più di un’inquadratura mi sono reso conto di averlo già visto. All’inizio ho pensato fosse dovuto allo scimmiottamento (in peggio!) di Romanzo Criminale-la serie (ben miglior prodotto del Placido film), invece no; trattasi di rimozione pura di un prodotto dimenticabile. Ancora una volta (ricordo la bella recensione di V. de Il Grande Sonno, scusate Sogno) Placido ci conferma di godere di ottima stampa e relativa ampia sopravvalutazione.

 

Citarlo come un’occasione per approfondire un periodo recente e drammatico della nostra storia lo trovo decisamente improponibile, complice una sceneggiatura (Kim Rossi Stuart -sigh!- e lo stesso regista) dalla vista monodirezionale che finisce per rendere ridicolmente sopra le righe il bandito (certi dialoghi – curati sempre, peraltro, dai nostri – sono quantomeno inascoltabili) e ridicolmente deride le forze investigative e di pubblica sicurezza che hanno lavorato alla sua cattura, al costo del sacrificio di vite umane.

A puro titolo di esempio, ho trovato irritante la scelta di mostrare la privazione della libertà di un essere umano, il sequestro dell’imprenditore, come una fantastica gita di piacere in un hotel di lusso con annesse cortigiane!

Sinceramente penso che dare vita a provocazioni così forti non contribuisca ad una rilettura utile della storia. Ma evidentemente mancava la voglia o, molto più probabilmente, la capacità di svolgere un lavoro di studio serio e approfondito e, si sa, la via della fiction low level può diventare un’affascinante alternativa al passare per la via stretta.