Buongiorno a tutti,
sono il Demonio. Il diavolo, certamente.
Vedo i vostri occhi che seguono le mie parole da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso (tranne i tuoi, ehi bel biondino, vedi di concentrarti su questo scritto e chiudi quella pagina con le foto delle pin-up, in genere apprezzerei ma in questo momento voglio la tua attenzione).
Mentre leggete mi starete immaginando munito di corna, coda a punta pronta ad essere utilizzata come un frusta e spessissima pellaccia rossa mediamente maleodorante di zolfo. Non ho intenzione di smentire questa vostra trasposizione mentale (anche se lo zolfo quaggiù lo abbiamo abbandonato una quindicina di secoli fa), ma ci terrei ad aggiungere un elemento: tra le mani, in questo momento, ho l’ultimo libro di Andrea Camilleri, ed ho appena terminato di girare l’ultima pagina con una delle mie unghie appuntite. Già, mi piace rimanere informato, ed una raccolta di racconti dal titolo “Il diavolo, certamente” con tanto di copertina infernale non poteva sfuggire alle mie attenzioni.
Diciamo che l’idea da cui partiva l’omaggio non era del tutto male: 33 racconti di 3 pagine ciascuno (diventano 5 nel formato editoriale): un modo per richiamare la metà di 666, numero che come si sa mi è particolarmente gradito (a differenza della musica c.d. satanica che invece mi fa venire un gran mal di cranio proprio qui, sotto il corno sinistro).
Il mio apprezzamento per il volume si è purtroppo fermato qui, perchè dopo un primo momento di divertimento mi son reso conto che lo schema narrativo era costantemente ripetuto. Due pagine di spiegazione ed introduzione della vicenda e dei personaggi, un altro paio di sviluppo della trama verso lidi abbastanza prevedibili e colpo di scena finale, in gran percentuale proprio all’ultima riga. Il problema è che le prime tre volte la cosa può divertire, nelle successive dieci cominci ad aggrottare le sopracciglia (bruciacchiate, nel mio caso) e nei restanti episodi narrati finisci per sapere esattamente cosa aspettarti, e non hai neppure la soddisfazione di essere smentito. Da uno stereotipo all’altro, in un fluire di storie di tradimenti ed azioni poco sorprendenti, si finisce per scivolare poco a poco nella noia, ed i più affezionati lettori di Camilleri si staranno chiedendo cosa abbia spinto lo scrittore siciliano a dedicarsi ad una simile operazione.
Beh, eccomi qui. D’altra parte si sa, il Diavolo ci mette sempre lo zampino.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.