I fanatici adoratori di Apple hanno sostenuto recentemente che i problemi alla rete di RIM (produttrice di Blackberry, concorrente diretto di Iphone) fossero dovuti alla assunzione in cielo di Steve Jobs: da quella posizione interferire con la tecnologia avversaria non deve essere stato troppo complicato.
Io non mi spingo a tanto, ma devo confessare di essere un convinto assertore dell’animismo degli Ipod Shuffle: la capacità di selezionare come prima canzone casuale un pezzo assolutamente in tema con il momento sfiora, a volte, l’arte divinatoria.

Uscendo di casa e sentendo risuonare nelle orecchie “Bad days” di Daniel Powter, avrei dovuto intuire che la giornata non si apriva nel migliore dei modi.

Incurante dei segnali negativi, peraltro accompagnati da una condizione fisica che sarebbe eufemistico definire precaria, mi son diretto in centro. Mi aspettavano un po’ di elefantini da fotografare ed un libro di cui mi hanno parlato da portare alla cassa quando all’improvviso…

La scena è la seguente: 1.90 di triestino, con la sensibilità (direbbe una cara amica) di un labrador da salvataggio, che passeggia lungo via Dante in direzione Castello, cuffiette appena estratte dai padiglioni auricolari perchè nel frattempo è partita “Torn” della Imbruglia, e d’accordo i segnali dalll’Ipod, ma ora basta! Il succitato si accorge appena di una sorta di canto ripetuto perchè ha lo sguardo fisso su un bambino con un palloncino in mano. Ecco, dire palloncino è riduttivo: si tratta di una riproduzione in scala 1:3 dell’uomo ragno, che offusca gran parte dell’orizzonte.

Come in una scena slow motion, osservo la mano del bimbo staccarsi di pochi millimetri dal filo che lo tiene unito al palloncino… Spiderman decolla, si muove libero verso l’alto… e il metro-e-novanta diventa improvvisamente utile: scatto felino, piede-perno sulla base di un lampione, 360° in aria come il Michael Jordan ai tempi di Chicago (sto esagerando) e braccia levate al sole… PRESO!

Ed è in quel momento che mi rendo conto di due cose: il visino del bimbo, che mi aspettavo illuminato da un sorriso spaccacuore, si sta incupendo, tramutandosi rapidamente in una fontana di lacrime. Ed il canto ripetuto che avevo avvertito era in realtà una sorta di coro familiare guidato dal papà dell’infante, e che faceva più o meno così: “Vola in alto il palloncino! Vola in alto fino al cielo!”…