Capita raramente di uscire da una mostra di fotografia con espressione facciale assolutamente convinta e la testolina che annuisce tipo peluche-sul-pianale-dell’auto-sopra-il-bagagliaio.
E’ successo all’uscita dalla rassegna interamente dedicata al percorso fotografico di Robert Mapplethorpe e ospitata a Milano presso la Fondazione Forma fino all’ 8 aprile 2012. La bellezza di 178 immagini che rendono questa retrospettiva – proveniente dalla Robert Mapplethorpe Foundation di New York – uno dei più ampi omaggi mai realizzati in Italia ed una occasione unica per una visione completa della straordinaria traiettoria disegnata nel mondo della fotografia da questo controverso artista statunitense.
Affidandoci agli espositori, partiamo dalle prima Polaroid realizzate agli inizi degli anni 70, ci muoviamo tra le rivoluzionarie immagini di nudo, ci perdiamo tra studi anatomici e botanici – sorprendentemente affini – ed atterriamo infine su ritratti di bambini di assoluta delicatezza e totale partecipazione. In ogni sezione, pur costretti ad osservare e rimpiangere la mancanza di alcuni “pezzi forti” che avremmo voluto ammirare lontani da un monitor o dalle pagine di un volume, ci accorgiamo di ammirare una spasmodica attenzione per la forma, intesa nel suo senso più vicino al pittorico ed allo scultoreo (arti che, non a caso, Mapplethorpe approfondì in gioventù). Simmetrie studiate, curve e diagonali che guidano lo sguardo, geometria che occhieggia da ogni cornice: in questo senso, non è rilevante che il soggetto sia un fiore o un pene, perchè la ricerca stilistica è coerente e il risultato ugualmente potente.
E’ evidente come Mapplethorpe sfugga ad ogni definizione. Non sono stati molti, infatti, gli artisti in grado di imprimere una svolta alla storia della propria specializzazione unendo due concetti tradizionalmente antitetici. La mostra racconta perfettamente di questa capacità di sintetizzare classicismo e modernità: se per il primo parlano le immagini (ed il trittico di foto a sculture, opportunamente esposte), per la seconda vale il solo ricordare che gran parte delle immagini considerate “scandalose” all’epoca siano oggi diventate linguaggio fotografico comune, persino nella pubblicità. Ideali estetici greco-romani con vent’anni di anticipo sulla storia della fotografia, si può volere di più all’interno di una cornice?
Immagini: © Robert Mapplethorpe Foundation
Informazioni
Robert Mapplethorpe
Fondazione Forma per la Fotografia
Milano, Piazza Tito Lucrezio Caro, 1
Dal 2 dicembre al 8 aprile 2012
Tutti i giorni dalle 10 alle 20
Giovedì e Venerdì fino alle 22.
Chiuso il Lunedì
Costo biglietto: 7.50 euro
Ridotto: 6 euro
Scuole 4 euro
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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