L’effetto delle preoccupazioni sullo spread, che ormai seguiamo quotidianamente , ha abbattuto anche MaSeDomani: ogni giorno apriamo i giornali e scopriamo come, nelle giornate precedenti, nelle varie Borse mondiali siano stati bruciati centinaia di miliardi di Euro, e come la nostra amata penisola si stia tristemente distinguendo su questo fronte.. Posto che anche le terminologie non sono chiarissime a chi non abbia seguito il percorso formativo di Gordon Gekko (dov’è che si bruciano ‘sti soldi, che vado a raccogliere almeno un po’ di cenere?), cercheremo di consolarci raccontando la storia di una valuta ormai assunta nella mitologia delle monete di tutto il globo: il dollaro dello Zimbabwe.
L’indipendenza dello Zimbabwe, accompagnata da un coloratissimo vessillo nazionale, fu riconosciuta nel 1980, ed il cambio della valuta del nuovo stato fu fissata ottimisticamente ad un valore superiore al dollaro statunitense. In quella data, per una banconota da un dollaro USA si ricevevano in cambio una manciata di cent della repubblica africana (68, per la precisione). Hai presente quando ti danno le monetini bronzee di resto e le butti in tasca, e te ne accorgi dopo che hai messo in lavatrice i jeans? Ecco.
Nel 1983, Madonna pubblica il suo primo album, Lech Walesa ottiene il premio Nobel per la Pace e il dollaro zimbabwano viene scambiato a 3,18 USD. Altro che manciata di spicci abbandonate nei pantaloni: in cambio di un dollaro USA cominci a ricevere qualcosa da mettere nel portafoglio.
Facciamo un bel salto in avanti e atterriamo nel 1997: a Venezia un gruppo di nostalgici della Serenissima (sic) si presenta a San Marco con un camper, una sorta di tank ed un fucile della seconda guerra mondiale, rivendicando l’indipendenza veneta. Vengono presi a sberle dal GIS, ma non sono gli unici a far sorridere il mondo intero: per un dollaro USA servono infatti 10 dollari dello Zimbabwe a gennaio, e 25 (!) a novembre.
Saltiamo ancora un lustro e occupiamoci del 2002. Le vette comiche in quell’anno vengono raggiunte da Byron Moreno (che ai Mondiali di Corea spedisce a casa gli azzurri con una direzione di gara al limite del killer aggio) e dalla nostra valuta africana: a gennaio ne sono sufficienti 380 per comprare un dollaro USA, a giugno ne servono 710, a ottobre si raggiunge quota 1740. E’ nel 2005 che il dollaro dello Zimbabwe raggiunge un poco invidiabile primato: ad agosto di quell’anno diventa la valuta di minor valore al mondo, con un cambio 1 a 45.000 (45mila!) verso l’omonima moneta statunitense.
Vi risparmierò una serie di passaggi, inclusi i vari di una seconda, terza e quarta versione della valuta nel tentativo di fronteggiarne il tracollo. E’ decisamente più interessante lasciare spazio alle immagini:
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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