11.11.11 è la data prescelta per il ritorno nel paradiso milanese a due ruote di Eicma, il salone del motociclo che ormai attira visitatori da tutta Europa ed espositori da tutto il pianeta e non è un’iperbole se si pensa allo spazio (un po’ defilato e forse anche un po’ desolato) riservato ai fornitori cinesi e taiwanesi con i loro prodotti ancora troppo fotocopia.
Gente ce n’è e parecchia nonostante l’orario da the, a riprova che, crisi o non crisi, le due ruote, con il saporito condimento di bellissime ragazze, inutile nascondersi dietro un dito, continuano a fare sognare adulti, ragazzi ma anche coppie e famiglie che affollano sempre più le arcate in vetro della nuova Fiera meneghina.
Il successo del salone, a giudicare dalla folla che gremiva lo stand e che costringeva gli interessati a lunghe file per poter appoggiare i propri glutei sulla sella, è stato il maxiscooter BMW, che con questo modello, interessante, ben rifinito come ci si aspetta dalla Casa dell’elica, ma non proprio originale a dire il vero, ritorna sul mercato degli scooter dopo la fallimentare esperienza del C1 (il famoso scooter con il tetto in lamiera).
Contributo originale anche quello di Honda con la nuova piattaforma tecnica legata a Integra, la moto-scooter (bicilindrico da 700cc, due cambi disponibili a scelta tra automatico e a doppia frizione) da cui ci si attende la generazione di nuove moto e scooter future.
In controtendenza con la crisi, o forse proprio in reazione ad essa, Honda ha allestito uno stand quasi fastoso, con molte moto cavalcate, con inedita scelta non sessista, da affascinanti modelli/e.
Più grande degli scorsi anni e ricco anche l’angolo dei custom, con le ormai arcinote ed inflazionate Harley Davidson, ma anche con la prepotente esibizione di cromature e fantasia di Headbanger con uno stand da old Wild West
affollato di belle fanciulle e moto da urlo, ignoranti per definizione stessa del produttore (in quanto prive di elettronica) ma da guardare una ad una con religiosa attenzione, e se è rimasto poco tempo per HD, beh ne valeva proprio la pena. Parimenti, se non ancor più strabordanti personalità, le creature, spesso pezzi unici fatti a mano, dei vari atelier, ben rappresentate dal motto di TPR “Sorry, but the style is our own excuse”
E come l’anno scorso non si poteva non chiudere con i capolavori della meneghina CR&S che dopo la Vùn schierano fieri la Duù con la tusa (due con la ragazza per chi legge da fuori Milano) un pezzo da esposizione autorizzato alla circolazione su strada pubblica.
n.d.r. e se non ne avete avuto abbastanza, potete rifarvi gli occhi con questa gallery fotografica (in continuo aggiornamento)
Amante della varia umanità, paziente ascoltatore di impegnate prose e oratore abile che condivide con noi le gioie e i dolori dello stare in platea in un’epoca in cui sempre più spesso si ha l’arduo compito di dover sostenere una buona performance recitata in un teatro che potrebbe ospitare un ben più ampio pubblico.